Benvenuto
Di Presidente (del 31/07/2010 @ 19:05:00, in Benvenuto)

 Se guardo indietro non ho voglia di andare avanti, ma se guardo avanti ho voglia di andare oltre!

 
Dalla fine degli anni 70 abbiamo assistito ad un cambiamento sociale, economico, religioso e culturale che ha coinvolto tutta la società e i suoi aspetti: dalle classi più abbienti a quelle operaie, dal clero ai movimenti ecologisti e pacifisti.
Per un decennio questa rivoluzione è stata portata avanti con grande successo di “pubblico” , ma l’entusiasmo si è andato via via esaurendo quando ci si è accorti che prima di distruggere l’esistente è necessario avere un’idea, un piano per la ricostruzione di una nuova possibile realtà.
E questo programma non esisteva. Si sono abiurati “l’etica e la morale” a vantaggio di un materialismo pervasivo.
La società ha cominciato a considerare l’uomo per quel che aveva, piuttosto che per quel che era, lasciando un vuoto incolmabile all’uomo “pensante” in tale capovolgimento di valori.
In questo modello di società è tornato ad essere preponderante un bisogno, che può essere definito primario: il bisogno di certezze.
La casa, un lavoro, una dignitosa aspettativa di vita, ma anche valori quali: le libertà, la famiglia, la tutela della salute, la solidarietà, la privacy, l’identità nazionale, oltre ad un ritorno alla spiritualità, per soddisfare quel senso di vuoto di una vita basata solo su “valori materiali non duraturi”.
Un modello economico troppo avido, che trascura l’aspetto etico, produce conseguenze destabilizzanti sulla collettività (come l’attuale crisi ci ricorda), mentre solo quando si contribuisce al bene comune, si ha condivisione. Chi oggi teorizza di poter vivere separato dagli altri, perché autosufficiente, o di vivere alle spalle degli altri, perché svantaggiato, sta lavorando per la contrapposizione e lo scontro, rovina dei popoli, oltre ad alimentare un clima di generale sfiducia per il sistema democratico.
Per questo è necessario che, senza negare un giusto revisionismo sociale, valori e comportamenti considerati desueti, tornino ad essere modelli di vita per la realizzazione di progetti che tengano conto dell’interesse comune e che si facciano garanti di quei principi su cui il popolo italiano, cosi come quello europeo, hanno costruito la loro identità senza soluzione di continuità.
Scriveva lo studioso francese Levy-Strauss: “Ho cominciato a riflettere in un momento in cui la nostra cultura aggrediva le altre culture, di cui perciò mi sono fatto testimone e difensore. Adesso ho l’impressione che il movimento si sia invertito e che la nostra cultura sia sulla difensiva di fronte alle minacce esterne ….Di colpo mi sento etnologicamente e fermamente difensore della mia cultura”.
La guida verso questi principi deve essere assunta dalla politica attraverso gli indirizzi che la stessa deve dare ai propri cittadini. La latitanza che essa ha fatto registrare in questi decenni specie dopo il cosiddetto fenomeno “mani pulite” che, all’origine aveva uno scopo moralizzatore di fatto ha trasformato la classe politica in un protettorato.
Poteri costituiti che anziché svolgere azione di controllo hanno di fatto prevaricato altre funzioni.
Non possiamo rinunciare all’azione di controllo che da cittadini dobbiamo esercitare , in caso contrario il rischio di un nuovo medioevo, che ci trasformi in sudditi, è dietro l’angolo.
Una società moderna e liberale non è basata solo sulla meritocrazia ma anche sulle responsabilità,  quindi non sono più tollerabili caste e corporazioni che si sostengono vicendevolmente nella tutela dei privilegi acquisiti tra cui il più odioso : l’impunibilità!
Tutti debbono essere valutati per la qualità e il livello di prestazioni che assicurano ai cittadini, senza esclusioni, infingimenti e commistioni ma, principalmente, senza invasione di prerogative o di sfere di competenza.
Siamo al dessert, le dimensioni della torta sono rimaste invariate mentre è aumentato il numero dei commensali, inevitabilmente le fette saranno più piccole per tutti.
La recente crisi che ha in investito il pianeta ci dice che siamo entrati in una nuova era, nuovi paesi si affacciano al mercato delle materie prime, nuove economie crescono e quello che prima era nella disponibilità di pochi, sempre più entra nella disponibilità di tutti.
Tutto ciò impone un ridimensionamento e una diversa redistribuzione della ricchezza. Quindi, privilegi che in passato creavano scalpore, oggi non possono più essere nemmeno immaginati.
Ognuno è chiamato a svolgere a pieno i compiti connaturati alla propria professionalità, assumendosene le responsabilità, che sono personali, e non dell’istituto od organismo di cui fanno parte, perché i costi non possono più ricadere sull’ utente.
I partiti oggi, per la forma che hanno assunto, non possono, essere rinnovati o condizionati, di fatto sono tutti dei sultanati, indifferenti al bene comune, che agiscono con logiche fideistiche o parentali in perenne conflittualità tra loro, bloccando di fatto il sistema. Ai cittadini è rimasta la possibilità di fare massa critica organizzandosi in associazioni che, meglio e in modo più evidente, possono organizzare il consenso e il dissenso.
In questa ottica non volendo rimanere emarginati e sapendo che cambiare si può, se non per noi, per la responsabilità che abbiamo nei confronti dei nostri figli, dobbiamo chiederci: quale futuro vogliamo lasciargli?
 
L’azione dell’Associazione dovrà quindi essere orientata e impegnata affinché si arrivi:
-         a ristabilire i valori fondanti della nostra cultura
-         a riscrivere le regole dell’etica politica
-         ad avviare il processo che sancisca la selezione meritocratica della governance, in tutti i settori, attraverso il    consenso/controllo dei cittadini
-         a definire regole di convivenza liberali e popolari e non liberiste e populiste.

 

 

                                                                                          IL PRESIDENTE
                                                                                           Alfio Pulvirenti