L’ultima puntata di “Vieni via con me” ha scatenato la polemica creando un vero e proprio caso Saviano.
Lo scrittore partenopeo nel corso della trasmissione aveva sostenuto “al nord la ndrangheta è cresciuta: dov’era la Lega? Risposta piccata del Ministro Maroni “parole infamanti mi sono sentito offeso e indignato” . Controreplica di Saviano che definisce la risposta del ministro “ parole inquietanti” anzi che gli facevano tornare alla mente quelle dell’avvocato di “Sandokan” stabilendo di fatto un paragone tra il boss capo indiscusso dei casalesi ed il ministro.
A questo punto la polemica, come era prevedibile, è diventato un incendio con il ministro che chiedeva di andare in trasmissione per il sacrosanto diritto di replica e la direzione di RAI TRE che, vista la natura non politica della trasmissione, accordava a Maroni la possibilità di una memoria scritta che sarebbe stata letta. Ma di andare in trasmissione non se ne parlava. Solo negli ultimi giorni, quando si è profilata l’ipotesi che forse non ci saranno elezioni, vi è stato un ripensamento ed il ministro è stato invitato a partecipare.
Endemol, società controllata da Mediaset, è la produttrice del format incriminato, anche per lo share che ha fatto registrare.
Qualcuno potrebbe pensare a un nuovo tipo di conflitto d’interesse per gli utili di una società, appunto l’Endemol, nell’orbita della famiglia Berlusconi, che ricaverebbe dal successo o, con un po’ di dietrologia, di semplice fuoco amico verso un alleato che al nord è dato in crescita, anche a scapito dello stesso PDL.
Noi però siamo portati a pensare che le cose, forse, stanno in modo molto più semplice e proveremo a spiegarlo riferendoci ad esempi del passato.
L’ex P.M. ed oggi eurodeputato di Italia dei Valori, De Magistris, era pressoché sconosciuto alla maggioranza dell’opinione pubblica finché non è arrivata la l’inchiesta Why not (un po’ come Di Pietro). L’occasione dell’inchiesta, per acquisire visibilità, l’ex magistrato non se la lascia sfuggire, e anche se all’erario (noi contribuenti) è costata diverse decine di milioni, di cui solo 9 in consulenze, lo sputtanamento di 150 persone (solo condannate 8), l’accusa ad un Ministro con conseguente caduta di un governo e nuove elezioni. Un’inchiesta che stando a quello che scrive il GUP Abigail Mellace è stata definita figlia dell’enorme “risultato mediatico che il procedimento ha avuto soprattutto nella fase delle indagini preliminari, con dei protagonismi da parte di alcuni soggetti che li hanno trasformati in veri personaggi pubblici televisivi di grande notorietà”.
Ed ancora più recentemente, non può non colpire il cinismo, con cui Claudio, fratello di Sarha Scazzi, insieme al padre si è presentato a Lele Mora ritenendo che la notorietà acquisita, per la disgrazia occorsa alla sorella, lo rendesse interessante come nuovo personaggio televisivo.
Non stiamo parlando di personaggi pubblici come David Sassoli, Lilli Gruber, Francesco Pionati, Michele Santoro, Piero Marrazzo o Piero Badaloni per i quali la notorietà era connessa alla loro professione ed a un certo momento hanno scelto l’esperienza politica, ma di quanti creano o utilizzano artatamente la ribalta della notorietà per fini personali.
Saviano ci ha assicurato che non intende fare politica, anche se la contemporanea presenza dei due leader qualche riserva l’ha sollevata, ma certamente ci sbagliamo. Basta aspettare e vedremo.