Da poco si è concluso il festival cinematografico di Roma e a Julianne Moore è andato il Marco Aurelio all’attore per il film “ I ragazzi stanno bene”.
Intervistata l’attrice, icona gay e non nuova a ruoli alternativi, ha dichiarato che i suoi figli “sono abituati a vedere coppie formate da due uomini o da due donne e che sono in genere “famiglie” che funzionano benissimo, con figli educati benissimo!
Anzi si spinge oltre affermando che in futuro questi modelli di coppie saranno sempre più diffuse; nel film infatti la tesi è che non è importante procrearli i figli, l’importante è amarli.
Tutto normale? Certo, ma un dubbio resta: dove si “producono” questi figli d’amare? Esclusa l’ipotesi dell’incremento della produzione dei cavolfiori che, secondo alcuni miopi moralisti, deve accompagnare i giovani ambosesso fino ai 18 anni, resta da capire se la nuova distinzione ipotizzata non sarà più tra uomo e donna, ma tra donna e “fattrice” e uomo e “stallone” , con tanti papà e mamme amorevoli che potranno saccheggiare orfanatrofi per sentirsi genitori a tempo parziale.
I nuovi modelli di unione che si propongono dovranno portare i figli al cinema per fargli vedere l’altro sesso.
Nessuno, salvo psicologi e psichiatri, si porrà il problema della mancanza alternativa di un padre o di una madre, piuttosto che interrogarsi su cosa debba essere un vero padre ed una vera madre e quale modello trasmettere ai figli.
Modello che dovrebbe servire a far comprender al virgulto maschio che le donne non sono solo “escort” e che gli uomini non sono tutti “cigolò” o pedofili.
A quando lezioni di sentimento e sessualità tenute da competenti: Graziottin, Parsi, Slepoy, etc..?
Il sipario colpevolmente abbassato sul tema è causa causata di tanto disorientamento.