Il gusto del gossip è vecchio quanto l’uomo. Eccezion fatta per Adamo ed Eva (soli, per forza di cose), nel mirino del pettegolezzo sono sempre finiti celebrità e potenti, piuttosto che illustri sconosciuti; il potere, d’altra parte, garantendo l’impunità, consentiva il libero sfogo degli istinti peggiori, ed ecco che la storiografia antica ci presenta a tinte fosche capricci e perversioni di despoti orientali, tiranni greci, imperatori romani e capi di orde barbariche. Sempre da lontano, naturalmente, e dopo: non sarebbe stato possibile, infatti, palesare le ribalderie del proprio re senza correre il rischio di fare una brutta fine.
Scandali e pettegolezzi massacrarono però solo i personaggi integralmente negativi: il despota incapace finiva con l’essere diffamato anche come un pervertito, mentre le virtù pubbliche del sovrano illuminato non vennero mai oscurate dalle sue debolezze private; così, ad esempio, di Adriano ricordiamo le conquiste, i monumenti, l’amore per la cultura e per l’arte piuttosto che la passione matura per il bellissimo Antinoo che, anche all’epoca, non scandalizzò più di tanto nessuno, neppure l’imperatrice consorte. Nelle corti dell’Europa moderna il pettegolezzo era sostenuto ma garbato: il re Sole o la grande Caterina passarono alla storia come monarchi saggi, potenti e venerati, nonostante le favorite e gli amanti che avevano frequentato in gran numero i loro letti.
Quando la cronaca mondana raggiunse e permeò le masse, il gusto della notizia piccante guadagnò in termini di espansione, ma perse di qualità; dallo spettegolamento salottiero ed arguto si passava alla stampa da parrucchiere, con le paparazzate su divi e divette, miss e campioni sportivi, attori e personaggi blasonati, tanto ricchi e famosi quanto, ahimè, bizzarri o sfortunati in amore. Legioni di casalinghe appassionate hanno effuso per anni i loro sospiri sulle turbinose vicende matrimoniali di Carlo d’Inghilterra e Diana Spencer. I protagonisti della vita politica, invece, non facevano notizia: bruttini, anzianotti, grigi ed opachi nel proporsi alle telecamere, facevano capolino dalle noiose cronache di “Oggi in Parlamento” all’ora della pennichella pomeridiana, e poco ci importava sapere quali mogli, suocere, segretarie o massaggiatrici potessero avere.
Il mutamento radicale, il folgorante “big bang” si è innescato precipitosamente quando, in una sorta di sincretismo mediatico, gli imperi economici fondati anche sulla televisione e la carta stampata hanno portato i loro alfieri alla ribalta della scena politica, dominandone i meccanismi da una posizione di indubbio vantaggio e preminenza. C’è stato, fatalità della sorte, un effetto boomerang forse non previsto: il politico tipo star, la star (miss o velina o modella che fosse) salita agli onori della politica, il giornalista celebre innalzato a cariche di primo piano erano destinati ad entrare, inesorabilmente, nel cono di luce dei riflettori, che ne avrebbero evidenziato a dismisura ogni gesto, ogni parola, ogni episodio di vita, negativo o positivo, come materiale da fotoromanzo di appendice. ....Continua