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Strano gioco del destino, dai risultati incalcolabili: la cronaca familiare del politico fotografata, incensata e subito dopo, nel giro di qualche anno, ribaltata e devastata dalle stesse fonti informative; le vicende personali dell’onorevole e della sua cerchia familiare spiate e soffiate fino agli inevitabili sbrodoli economici che da ogni parentado finiscono per trapelare; i ritocchi estetici della deputata con le cifre del suo shopping o dei suoi regali…tutto spalmato in primo piano perché, complici proprio i mass-media nella loro diffusione planetaria, strumento di guerriglia malandrina per la gestione del potere. Un potere fine a se stesso, non proiettato a costruire il positivo; logorato da lotte intestine, gestito con arroganza, minato dai nemici fin dai primi istanti della sua messa in essere, tallonato da magistrati stakanovisti, che immaginiamo ben felici di trasformare i cumuli di denunce e controdenunce in montagne di annosissime istruttorie, e foraggiatore di plotoni di avvocati lietissimi di essere lautamente pagati per stare sui banchi della difesa.
E così anche il gossip diventa uno strumento di lotta politica, senza esclusione di colpi bassissimi: chi vibra la lama, d’altra parte, sembra aver dimenticato quanto grassamente e bonariamente rideva il pubblico italiano leggendo i casi dei presidenti altrui pizzicati con le mani nella marmellata, davanti allo sgomento bacchettone dei loro elettori delusi ed al magnanimo perdono delle consorti lungimiranti. E ci viene propinata, a dosi quotidiane, la corsa allo scandalo: sesso, l’ingrediente fondamentale di ogni scandalo: sesso con droga, sesso con truffa, sesso con il travestito, sesso con la ragazzina: a tutto discapito della serietà di ogni testata informativa che infiocchetti la sua prima pagina (o la sua schermata di apertura) con le foto provocanti delle (o dei) complici della bravata, sorta di book formato TG per guadagnare un briciolo di infima notorietà. Per noi resta il dono di uno spettacolo penoso, un divertimento squallido che svilisce ed invita – a partire dal buongiorno mattutino – a curiosare nella roba sporca, ed a pensare che tutto ciò in cui dovremmo credere e riporre fiducia altro non sia che biancheria sudicia.
Entriamo per un attimo nella testa di chi si affaccia alla vita, lasciandosi alle spalle una scuola che non lo ha formato e vedendo aprirsi davanti a sé l’orizzonte nebuloso di un’università incerta e di una sicurezza professionale impossibile; se è cinico e spregiudicato penserà che l’unico traguardo da raggiungere sia il guadagno cospicuo ed immediato, che lo spessore della sua persona si identifichi con quello del suo portafogli, ed avrà solidi puntelli su cui poggiare una mentalità da pirata, da pescecane o da prostituta. Se invece, per sua disgrazia, sceglierà di essere onesto, vorrà ideali in cui sperare e deciderà di servire le cose in cui crede, cosa potrà mai pensare del valore della sua vita, constatando il vuoto totale – o ancor peggio l’andirivieni dei coccodrilli affamati – dietro le maschere ufficiali, ipocrite e per questo ancor più offensive, dell’apparato istituzionale?
Al di sotto di questi interrogativi inquietanti, nello spazio scuro ed informe del sottobosco, ondeggia la massa che vive di TV, che si alimenta del Grande Fratello e si eccita con il gossip goloso, ghiotto boccone per distrarsi dall’opacità quotidiana e su cui imbastire conversazioni a metà fra il disgustato e il divertito. E tutto il resto non conta. Giustamente, qualche settimana fa, a commento di un’ennesima notizia grave, cupa, dolorosa per l’emotività collettiva, qualcuno ha scritto nel blog della testata informativa, con lucida amarezza: “E’ accaduto nei giorni di Ruby…. Nessuno ci ha fatto caso”.