Quando, diversi anni fa, il fallimento della prima grande compagnia assicurativa americana suscitò un’eco di sgomento, qualcuno –indossati i panni di Cassandra- osò chiedere a voce alta se il colossale crac avrebbe avuto ripercussioni sull’economia mondiale. I professionisti del settore, politici ed economisti all’epoca sulla breccia, si precipitarono a tacitare qualsiasi allarmismo, ribadendo che, a parte qualche modesto contraccolpo locale, tutto sarebbe andato avanti esattamente come prima.
Sappiamo anche troppo bene quel che successe dopo: si innescò un disastroso “effetto domino” che, nel giro di qualche semestre, finì con l’espandersi a macchia d’olio senza risparmiare neppure l’Europa, e scivolando fatalmente fin dentro alle nostre tasche. Ma di fronte all’evidenza dei fatti si continuava a ribadire la casualità momentanea delle circostanze…. È solo un episodio, prima o poi passa. Poi fu la volta dei personaggi “risolutori”: questo e quello prescelti dai loro elettori perché (promesse un po’ troppo avventate o grossolane bugie?) sicuramente in grado di offrire la panacea per tutti i mali, possessori della bacchetta magica che avrebbe accomodato ogni guaio come e meglio di prima.
Naturalmente nessuno possiede queste doti soprannaturali: anzi paura e sfiducia, comprensibilmente in aumento, hanno incentivato ulteriormente il ristagno economico (ma chi è che rischierebbe il poco sicuro in cambio di un salto nel vuoto?) riducendo l’aureola dei salvatori planetari a dimensioni ben più mediocri: e il contraccolpo, ovviamente, si è abbattuto sulla loro credibilità.
Ciò che viene ogni giorno dichiarato dai personaggi “importanti” rimbalza velocemente in tutti gli angoli del pianeta, viene ascoltato e commentato da tutti, colti o ignoranti, grandi o piccini: la smentita inflitta dalle circostanze contribuisce ad accrescere insicurezza e sgomento. Ecco quindi che il dominio della comunicazione diviene un’arma a doppio taglio… Bisogna fare attenzione, parlare davanti ad un microfono è ormai un po’ come camminare su di un campo minato.
Altrettanto deleteria è la sistematica demolizione, affidata anch’essa ai canali dell’informazione di massa, di ogni iniziativa e risultato ottenuto dalla controparte. Non importa il colore, nessuno specifico riferimento, anche perché la tattica è comunque la stessa: io sono il tuo avversario e quindi azzero, spiano, distruggo e ridicolizzo pubblicamente tutto ciò che tu fai, senza pensare, senza chiedermi se fra gli ingranaggi del rullo compressore finiranno anche cose buone, azioni positive e soprattutto, conseguenza automatica, verrà stritolata la fiducia di chi assiste a questa triste commedia, allo scambio di ruoli continuo fra gli attori che indossano la maschera del buono e del cattivo.
Una qualità indiscutibilmente positiva di cui si avverte pesantemente la mancanza è la prudenza. In un mese di avvenimenti rapidi, imprevedibili ed in parte sconvolgenti (ne citiamo due in particolare: il terremoto in Giappone con la conseguente catastrofe nucleare e la rivolta in Nord Africa con l’innesco della crisi libica) abbiamo assistito ad un incredibile coro di botte e risposte, affermazioni e smentite, abbiamo visto personalità autorevoli dichiarare una cosa ed affermarne poi l’esatto contrario nel giro di 36-48 ore. Quale può essere il risultato di tutto ciò? Nella migliore delle ipotesi un giudizio impietoso di ignoranza, presunzione, imperizia delle situazioni e delle cose; nella peggiore, il sospetto che magari, al di là della facciata, si obbedisca ad imperativi e ad interessi altrui, completamente alieni e lontani dai nostri.
E’ evidente che lungimiranza ed umiltà difettano a tutta (ma proprio a tutta!!) la nostra classe politica: da un estremo all’altro della “rosa dei beati” (per evocare un’immagine dantesca a paragone dell’aula parlamentare) non è mai accaduto di sentire nessuno che rispondesse all’assalto petulante della stampa con un saggio e disarmante: ”E’ presto per pronunciarsi. Valutiamo con attenzione le conseguenze, le implicazioni di qualsiasi scelta”.
Quanti guai, quanti problemi, quanti lutti ci saremmo risparmiati se non ci fossimo precipitati caparbiamente ad aderire, a farci carico di interessi altrui, ad azzardare previsioni rivelatesi fallimentari perché incapaci di tenere in conto che le cose possono anche andare male…. Nessuno ha mai biasimato la prudenza, che non è indecisionismo ma capacità di aspettare, di osservare e di evitare il baratro, se lo si intravede al di là della porta socchiusa. In questo mondo che scricchiola sempre più sinistramente sotto i nostri piedi, la credibilità ormai si può ottenere non tanto affermando, con retorica altisonante, la necessità di “provvedere al benessere ed alla sicurezza delle generazioni future” , quanto dimostrando con onesta umiltà di saper tutelare ed assicurare prima di tutto la serena sopravvivenza di chi, per dono o castigo della sorte è tutto da dimostrare, si trova ad esistere nell’immediato presente.