Il senso delle parole
Di Faust (del 25/04/2011 @ 11:29:49, in Parliamo di...)
Prima che nell’uso comune della lingua italiana entrasse il termine “PRIVACY”, la nostra Costituzione, scritta appena dopo l’uscita dalla dittatura fascista, si è preoccupata di declinare nel suo testo, facendone oggetto della Parte Prima la tutela dei diritti della “persona” seguendo le orme della “Carta dei diritti dell’uomo” .
Principi condivisi da tutte le Nazioni caratterizzate  dalla democrazia liberale moderna .
Ma si sa che noi italiani siamo ostaggio della esterofilia, tant’è  che alcuni anni addietro abbiamo modificato il codice di procedura penale mutuandolo, in parte, dalla procedura anglosassone per ottenere un mostriciattolo innestato su un “corpus iuris” affatto diverso dalla “ common law”.
La parità tra accusa e difesa innanzi a un giudice terzo, che valuta le prove accusatorie in presenza di una presunzione di innocenza da smentire con un accertamento di colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio, in Italia, è tuttora un auspicio tutto da inverare nella realtà effettuale.
La medesima cosa è occorsa al termine “Privacy” che sui dizionari è tradotta quale diritto a vedere tutelata la vita privata, personale e famigliare, ovvero l’intimità.
Di questi giorni, in Francia, Sarkozy ha emanato un decreto ufficiale che prevede una personale no-fly zone con sanzioni fino a 40.000,00 euro per chi viola la privacy della villa di Carla Bruni dove la coppia passa le vacanze pasquali.
Anche nella nostra Costituzione tale diritto è analiticamente protetto da ben tre articoli, tra loro in combinato disposto.
Per i mezzi di comunicazione e la magistratura italiana, questi principi sono molto fluttuanti e discrezionali, mentre in Inghilterra ove il termine è di casa, per ragioni storiche e culturali che si rifanno alle teorie liberali albeggianti già nel 1600 (Hobbes, Hume) e poi in Francia (Rousseau, Montesquieu) sono veramente un diritto inalienabile tutelato e consacrato nella Costituzione dall’800 in poi.
Conferma recente se ne è avuta da quanto è occorso in Gran Bretagna ad uno dei più forti Network internazionali, quello di Rupert Murdoch . Il magnate attraverso il suo “News International” per voglia di “scoop” ha fatto intercettazioni abusive, tanto da spingere gli intercettati ad adire alle vie legali.
La determinazione, ben conosciuta, dalla magistratura inglese ha spinto Murdoch a formulare le sue scuse pubbliche ed a cercare un compromesso offrendo un lauto compenso risarcitorio (20 milioni di sterline) per evitare così il giudizio.
Particolare non trascurabile: gli intercettati hanno rifiutato l’accordo in quanto, sebbene personaggi pubblici, sono certi di avere la meglio.
Per la cronaca ecco alcuni dei  nomi: l’ex ministro Jowell , l’attrice Miller e l’avvocato Mills conosciuto anche come legale di Berlusconi.
L’episodio vale a marcare la differenza tra stato di diritto e stato etico; quello che surrettiziamente vige in Italia, come ha più volte osservato Piero Ostellino sul Corsera.