FILOTTO
Di Lupoalfeo (del 25/05/2011 @ 20:03:36, in Parliamo di...)
Tra i giochi che si possono fare al biliardo vi è la cosiddetta “ Goriziana”. Il gioco consiste  nel riuscire a far cadere i birilli posti al centro. Quando un giocatore, con un solo colpo, riesce a far cadere tutti i birilli si dice che ha fatto “filotto”. Ed è proprio quello che cercheremo di fare inanellando una serie di temi che hanno tenuto banco in questi giorni ma che a nostro avviso si tengono da un comune denominatore che il Capo dello Stato Napolitano, ha ben sintetizzato parlando con la stampa estera: “in Italia c’è ed è molto forte, l’elemento dello spirito partigiano, l’eccesso di spirito di partigianeria che negli Usa qualificano come hyperpartisanschip”.
E già, l’Italia nata dalla lotta partigiana li si è fermata. Ad esempio, non si può affermare che alcuni partigiani si sono comportati male (nonostante il coraggioso lavoro di Pansa) perché subito viene additato come fascista che vuole infangare il glorioso movimento di popolo che ha portato alla liberazione. Non si può dire di essere contrari alla pubblicazione delle intercettazioni che riguardano persone non coinvolte nei procedimenti, che vieni tacciato di attendare alla libertà di stampa. Se poi sostengo che i magistrati: “ avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e PM siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, vieni bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il Pm sotto il controllo dell’esecutivo” , a dirlo era  Giovanni Falcone in una intervista del 3 ottobre del 91 al quotidiano La Repubblica. Quel Falcone di cui in questi giorni si è commemorato il barbaro assassinio, nell’aula bunker dell’Ucciardone. Quella per intenderci dove si celebrò il primo maxi processo che portò alla condanna di centinaia di mafiosi grazie ad un lavoro riservato e responsabile come riferisce il Prefetto Di Gennaro, ricordandone la figura e l’opera sul Messaggero in questi giorni: “interrogando Buscetta, Falcone scriveva a mano tutta la verbalizzazione e ogni fine giornata la deponeva nella sua valigetta chiusa con combinazione”, a differenza di taluni che nella esternazione hanno trovato lo strumento da usare per una carriera personale. Quel Falcone che oggi tutti osannano e che vorrebbero rappresentasse la categoria che da vivo lo ha osteggiato.
Come ricorda La Boccassini in una intervista a Repubblica (Boccassini: Falcone un italiano scomodo) “ ..Non c’è stato uomo in Italia che ha accumulato nella sua vita più sconfitte di Falcone. E’ stato sempre “trombatissimo”. Bocciato come consigliere istruttore. Bocciato come procuratore di Palermo. Bocciato come candidato al Csm, e sarebbe stato bocciato anche come procuratore nazionale se non fosse stato ucciso”. E continua “..Eppure le cattedrali e i convegni, anno dopo anno, sono sempre più affollati di “amici” che magari, con Falcone vivo, sono stati burattinai e burattini di qualche indegna campagna di calunnie e insinuazioni che lo hanno colpito”.
E cosi anche quest’anno è andata in onda la rappresentazione con il mondo politico ridotto a litigio perenne, che mette in scena una recita scontata e noiosa: l’esaltazione del vaniloquio, come ricordava Mons. Bagnasco, e dall’altra la difesa a oltranza degli interessi della categoria ( a qualche dubbioso consigliamo di leggere un libro di Stefano Livadiotti: MAGISTRATI – L’ULTRACASTA edizione Bompiani).
Strano Paese il nostro, che sa apprezzare le persone solo quando non ci sono più. Non si capisce se ciò risponde ad una abitudine presente in tutte le redazioni giornalistiche : il “coccodrillo”, cioè un pezzo già pronto per tutte le persone importanti che ne tesse i loro meriti da pubblicare appena trapassano, oppure è la diffusa “partigianeria” che porta tutte le categorie, nessuna esclusa, ad una difesa ad oltranza dei privilegi di cui gode e dei propri componenti, anche contro l’interesse generale: FILOTTO!