Lenti Colorate
Di Faust (del 01/07/2011 @ 10:49:15, in Parliamo di...)

 

Kant, autorevole filosofo, usò l’esempio delle lenti colorate per spiegare il suo tentativo di armistizio filosofico tra le concezioni degli empiristi inglesi  con gli idealisti tedeschi, con il principio,in estrema sintesi, che i dati ci vengono dall’esperienza ma la loro organizzazione sistemica e conseguente lettura è opera della mente e delle sue idee.
Tradotto in italiese ciò vuol dire che l’America è la sede del potere demoniaco, quando si contrappone a Cuba o alla Cina, oppure se difende Israele, mentre diventa un modello di democrazia per come regolamenta le lobby e tutela la libera diffusione delle idee .
Secondo questi occhialuti osservatori, se le lobby sono note  non possono “farsi Stato”, cosa che accade invece in Italia. E’ evidente che il colore delle lenti prescelto impedisce loro di cogliere l’intero processo e il dibattito che, in 50 anni, hanno accompagnato la vita e le istituzioni americane: su come si elegge il Presidente, su come si scelgono i giudici federali, sulle modalità di fare le intercettazioni, su come si osteggia un tipo di organizzazione sanitaria solidale, su come si tenta, in piena globalizzazione mondiale, di spingere l’America verso un ritorno alla dottrina isolazionista alla Monroe.
Appare scontato che, sottolineare la trasparenza come sola discriminante tra sistema di lobby accettabile o non accettabile, sembra tanto una difesa d’ufficio della italica macchina sputtanatoria, che fornisce materiale a programmi televisivi e carta stampata e la cui sopravvivenza la si deve alla sovvenzione statale piuttosto che all’audience.
Mai che si parli di lobby di sindacati e partiti, per i quali non sono mai state varate quelle norme ordinarie attuative postulate da quella Costituzione che tutti invocano ma pochi conoscono. Il corollario ne è ben fornito: dalla mancata apoliticità e non sindacalizzazione, per militari e magistrati, all’assunzione dei pubblici dipendenti che dovrebbe avvenire solo attraverso concorsi pubblici.
Mario Pirani, su “La Repubblica”, ci ricorda che siamo ai primi posti nella classifica dell’illegalità al pari di paesi come la Bolivia o altri che vivono di petrolio e smercio delle droghe, facendone risalire la causa alle classe dirigenti e ai contro-valori che costoro adottano nei lori comportamenti. Dai politici agli operatori economici chiamati in causa ,quando cita  il libro “Soldi rubati”, senza una distinzione tra coloro che danno lavoro e producono PIL, da coloro che, sottraendosi alle tasse, lavorando a nero e alimentando la corruzione sono la piaga del nostro Paese. E tutto questo malcostume sarebbe nato ed alimentato dal risultato elettorale delle “politiche del 2008” ed in alternativa dal berlusconismo datato 1995.
Il vecchio vezzo italico di essere liberisti e radicali, così come parlando di giudici mettiamo insieme Falcone e Borsellino giudici eroi,con giudici vanagloriosi e che in qualche caso che in vita li hanno osteggiati.
La melassa non consente di distinguere i sapori, ti riporta un gusto unico; l’indistinzione e il livellamento restano gli obiettivi che ancora molti perseguono.