Not in my back yard ovvero fate tutto quello che volete ma non nel mio giardino. Uscendo dalla metafora anglofona si può dire che, in questa serissima e complicata fase economica, molti parlano per proporre sacrifici nel giardino altrui e non anche nel proprio.
MARCEGAGLIA che, in qualità di Presidente di Confindustria, propone alcune cose che ricadono nelle proprietà altrui. Alcuni esempi eclatanti come una patrimoniale ma, badate bene, solo per le persone fisiche escludendo, per ovvi interessi di parte cioè degli industriali, le società e le scatole societarie di cui loro sono pieni con sede prevalente a Lussemburgo o zone defiscalizzate. Non parla di eliminare la moltitudine di norme di cui godono i suoi associati fra incentivi e contributi a fondo perduto per circa 30 miliardi di euro l’anno. Propone, come panacea di tutti i mali, l’ulteriore riduzione del costo del lavoro come se tutti i governi succedutisi dal 1993 ad oggi non l’avessero indistintamente già fatto più volte. Taglio delle pensioni di anzianità ed aumento dell’età pensionabile per le donne a 65 anni da subito. Ma mentre propone di tagliare nel campo degli altri si alza Marchionne, capo della FIAT, e annuncia che loro lasciano Confindustria per sempre per cui la Marcegaglia conta ancor meno di prima.
DELLA VALLE che, anch’egli associato di Confindustria, evidenzia e con qualche ragione l’impreparazione e l’inconsistenza dell’attuale classe politica, ma pure lui cade nel NIMBY. Infatti dimentica che da questa stessa classe politica tutta - che critica con messaggi a pagamento sui maggiori quotidiani italiani - ha ottenuto insieme a Confindustria la legge Reguzzoni/Versace per consentire alle imprese del settore abbigliamento e calzature di poter effettuare molte fasi della lavorazione del made in Italy all’estero. Gonfiando, quindi, a dismisura gli utili visti i bassissimi costi e lasciando molta italica gente sul lastrico. Per cui sono stati autorizzati a definire il made in Italy quello che viene fatto prevalentemente all’estero. Viva l’Italia.
ROMITI CESARE Presidente onorario dell’attuale conglomerata editoriale RCS Mediagroup che non perde l’occasione per esternare anch’egli sul Corriere di loro proprietà, ovviamente, per dare lezioni a destra e a manca. Dimentico che fra i grandi svarioni perpetrati e pagati a caro prezzo dalla società italiana vi fu il famoso e famigerato accordo sul punto unico di scala mobile.
Quando il suo presidente della FIAT Gianni Agnelli e lui a.d. della stessa sottoscrisse, come presidente di Confindustria nel 1975, quell’accordo sulla scala mobile che contribuì in maniera rilevante a portare l’inflazione ad oltre il 20% e che determinava a fare leva sulla svalutazione della lira per poter vendere meglio le proprie auto.
r.R.