L’ultimatum della Marcegaglia che fissava in cinque punti le urgenze per questo Governo e contemporaneamente la pagina comprata da Della Valle sui principali quotidiani per dire: “basta a questa politica”, come se non si sentisse sufficientemente rappresentato dalla sua associazione di categoria, Marchionne che dichiara che dal prossimo anno Fiat esce da Confindustria, il Capo dello Stato che deve intervenire per ricordare che l’Italia è una e indivisibile e che la litigiosità non aiuta il Paese, le lettere dalla BCE e dall’U.E., il richiamo di Mons. Bagnasco, il braccio di ferro a cui abbiamo assistito per la nomina del nuovo Governatore della Banca d’Italia, le agenzie di rating che intervengo sulla affidabilità del debito dei Paesi europei, il conflitto carsico e permanente tra Tremonti e Berlusconi.Tutto ciò in un quadro molto fosco quale quello europeo dove Germania e Francia cercano di avvantaggiarsi dall’attuale situazione (la Germania già da tempo si finanzia con i Bond che hanno un tasso d’interesse più basso dell’inflazione mentre la Francia non vorrebbe perdere la tripla “A”) c’è né abbastanza per capire che siamo alla vigilia di un riposizionamento dei poteri forti non solo in Italia.
Le partite si giocano su più tavoli e riguardano diversi soggetti. Si assiste a scomposizioni e ricomposizione di alleanze, a sponde spesso date a Paesi stranieri dai nostri politici, perpetrando un uso già in voga ai tempi della guerra fredda con i finanziamenti del PCUS al PCI, il tutto badando al proprio stretto interesse e tornaconto personale.
E’ una logica che sta pervadendo tutto: dalla balcanizzazione del PdL con la nascita di sempre più gruppi alla ricerca della posizione migliore pur di mantenere il potere personale; alla Lega che è in preda a una lenta ma perdurante decomposizione dell’oligarchia mentre ci si attrezzano per la guerra di successione; non tralasciando il Pd che è diventato un'incubatrice di correnti ed infine i piccoli che cercano di far rete, a prescindere, pur di contare.
Siamo al tutti contro tutti, come accade quando finisce non un governo ma una stagione politica.
E' ormai chiaro che quello che si sta delineando è un nuovo ordine che passerà anche attraverso le nuove figure per le quali si è registrata una forte contrapposizione tra le le diverse posizioni come per il Governatore della Banca d’Italia, Visco, il prossimo Presidente della BCE, Draghi; tra non molto per il nuovo Presidente della Repubblica, i nuovi parlamentari.
Continuera a tenere banco il rapporto tra Stato e Chiesa, che a ottant’anni del Concordato, mostra rapporti che non appaiono regolati dalla reciproca indipendenza, sancita dalla Costituzione, in un mondo sempre più esplosivo sulle tematiche religiose.
Tutti a sgomitare per piazzarsi in pole position. Si consumano tradimenti si rinnegano benefattori si abbracciano ideologie fino adesso invise pur di stare sul carro dei vincitori e poter continuare a imperversare come cavallette su questa povera Italia in perfetto stile gattopardesco. I vecchi untori si trasformano nei nuovi medici.
Se poi tutto ciò faccia del male all’Italia, che diventa sempre più bersaglio internazionale, sembra che a nessuno importi.
Forse è arrivato il momento di immaginare una nuova risposta politica, diversa strutturalmente, più rispondente territorialmente ai bisogni dei cittadini, in un quadro d'insieme. Pensiamo a contenitori più snelli e meno onerosi, che posono essere meglio controllati dall'opinione pubblica nella gestione del territorio e raccordati in un'unico contenitore nazionale.
Grazie a Dio questa volta il risico è grosso e coinvolgerebbe diversi Paesi, ecco perché vogliamo sperare che ci sia “un giudice a Berlino” che obblighi ciascuno a fare la propria parte.