Abbiamo voluto aspettare qualche giorno dalla morte e dalla commozione dei tantissimi che, sempre più ipocritamente, nascondono la verità agli italiani come il commosso G. A. Stella e l’incredibile Severgnini del Corriere della Sera che, insieme alla quasi totalità di giornali e tv, hanno falsificato totalmente la vita e le opere di un personaggio molto italiano come Giorgio Bocca.
Cominciamo col ricordare che era stato fascista da giovanissimo, infatti era nato agli albori del fascismo e, come la maggioranza netta dei compatrioti di quel periodo, fu fascista. Con una aggravante. Non si limitò ad una adesione conformistica al regime. Avendo già un temperamento molto sanguigno e passionale, egli ne divenne un virgulto pieno di sacro fuoco. Sembra che, come ci ricorda il sito Liberali Per Israele "un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali fu il Manifesto degli scienziati razzisti (noto anche come Manifesto della Razza), pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale d'Italia il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e ...poi ripubblicato sul numero uno della rivista La difesa della razza il 5 agosto 1938 firmato da 10 scienziati. Il 25 luglio 1938 – dopo un incontro tra i dieci redattori della tesi, il ministro della cultura popolare Dino Alfieri e il segretario del PNF Achille Starace – la segreteria politica del PNF comunica il testo completo del lavoro, corredato dall'elenco dei firmatari e degli aderenti. Tra le successive adesioni al manifesto spiccano quelle di personaggi illustri – o destinati a diventare tali – come, ad esempio, Giorgio Almirante, Piero Bargellini, Giorgio Bocca, Galeazzo Ciano, Amintore Fanfani, Agostino Gemelli, Giovanni Gentile, Luigi Gedda, Giovannino Guareschi, Mario Missiroli, Romolo Murri, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Giuseppe Tucci". Quando probabilmente si accorse che il fascismo stava precipitando divenne partigiano e si arruolò, da allora in poi, nel foltissimo esercito degli antifascisti in cui, coerentemente, ha sempre militato fino alla fine dei suoi giorni.
Non va, oltretutto, dimenticato che Bocca ebbe fortissime simpatie per Bettino Craxi e Umberto Bossi trasformatesi, poi, in fortissime antipatie. Ma il suo capolavoro intellettuale fu un forte antimeridionalismo che lo vide sempre in prima linea, come quello che lo portò a definire Napoli come “il contrasto fra paesaggi meravigliosi e questa gente orrenda". Oppure l’intero sud come un: “luogo orribile, abitato da belve da caccia grossa con le quali non si può fraternizzare” e ancora “gente orrenda, repellente e mostruosa”. L’apoteosi la raggiunse dopo molti volumi sull’argomento quando, intervistato alla corte del politicamente corretto Fabio Fazio, dichiarò che Napoli “è una città decomposta da migliaia di anni” (applausi nello studio) oppure che “a Napoli ogni tanto fanno una processione” (applausi nello studio). Concludendo con alcune perle di saggezza al quale il giovine Fazio non replicava nella sua intervista china come: “per chi nasce a Napoli è una grande sfortuna” perché lui preferiva sempre e comunque una “Italia partigiana e furba”. Per fortuna che a difendere il meridione tutto ci pensò Lina Wertmuller nella trasmissione di Philipe Daverio: Passe-partout!
In conclusione al processo di beatificazione impacchettato da stampa e tv valga questa perla scritta dal nostro “partigiano”:……………………Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù” . (Giorgio Bocca, La Provincia granda - 14 agosto 1942).