Il dibattito che si è acceso intorno alle liberalizzazioni ed in particolare sulle privatizzazioni di Enti e Municipalizzate, sulla loro opportunità e quanto bene farebbero alla tasca dei consumatori, ma anche alle tasche dello Stato e quindi di noi cittadini che sborseremo meno tasse, grazie ai proventi delle vendite, è un tema su cui dovremmo convenire e non si capiscono le ritrosie, più o meno velate, di partiti come la Lega.
Allora perché tante contrarietà e resistenze? Presto detto, come risaputo, le municipalizzate e le aziende di Stato sono un centro economico e quindi di gestione che vuol dire: potere.
Amministrare e controllare un territorio (mediante clientele) passa anche attraverso la capacità di inserirsi ed essere parte di quel tessuto economico che influisce nell’economia di una realtà, se poi si ha il monopolio del bene o del servizio si diventa strategici. Quindi è importante gestire la cosa pubblica con propri uomini fedeli, poco importa se capaci, tanto se l’azienda va in rosso il conto lo pagano i contribuenti
Ed è proprio questo il problema che si sottace, quasi sempre, municipalizzate e aziende vengono utilizzate, dai politici, sia come ricompensa in cambio dei “servizi” ricevuti e sia per gestire indirettamente, tramite fide “teste d’uovo”, la cosa pubblica.
Si arriva a concentrare sulla singola persona diversi incarichi, nel Lazio fino a qualche mese fa lo stesso soggetto era nella segreteria di un Ministro, Presidente di una società regionale e Commissario di un Ente regionale. Un fenomeno o una persona super fidata?
Sempre più ci si concentra sui privilegi dei politici, giusto! Ma è come guardare la parte emergente dell’iceberg, e non teniamo conto della base che lo sostiene, quella che non si vede ma contro la quale se ci vai a cozzare affondi.
Per un “politico” più che lo stipendio, i benefit, gli indennizzi o qualsiasi altra cosa che conosciamo è importante avere radici ben piantate su quella base che non emerge perché sa che senza quella non ha futuro.
Ora, tenuto conto che una azienda, per sua definizione, ha il compito di ricavare utili a fronte di beni o servizi che produce, perché mai dobbiamo accettare che i debiti che queste producono debbano ripianarli i cittadini? E perché non si chiede mai conto della qualità dei risultati gestionali?
Su queste aziende vigila la Corte dei Conti, ma solo se si è verificato un danno erariale, la valutazione delle perfomance viene lasciata ai politici che hanno nominato quei manager, quindi il politico valuta la sua decisione. Il risultato non può che essere un concentrato di clemenza. Dunque nessuna sanzione per chi ha male amministrato, mentre sarebbe doveroso almeno bandirlo da futuri incarichi nella pubblica amministrazione.
Tutto ciò ricorda quei loschi figuri, che capita qualche volta di incontrare all’uscita delle stazioni, i quali recitano a soggetto per spingere il malcapitato di turno a scommettere sulla carta vincente. Il famoso gioco delle tre carte, dove ti fanno credere che tu puoi vincere se indovini dove si trova la carta che precedentemente ti hanno mostrato. Ti concentri, segui con lo sguardo la carta, che viene abilmente mischiata alle altre due e convinto che hai puntato su quella giusta amaramente scopri che ti sbagliavi.
Per risanare il Paese non è solo una questione di costi standard o di costi dei politici ma bensì di quello che alimenta la “malapolitica” quindi:
Avanti con le liberalizzazioni!