Si sente ripetere e si legge sovente che, quanto accade all’Italia e prima e peggio alla Grecia, è fenomeno evidenziato dalla crisi finanziaria globale nata nel 2008, ma, i cui effetti perversi, vanno anche ad ingigantirsi per una struttura della UE, simile ad un’anatra zoppa. Manca ad essa la gamba delle garanzie, da parte della BCE, per tutte le iniziative politiche di natura socio-economica.
Quanto detto, è ormai risaputo e certamente costituisce un blocco al processo di integrazione dell’Europa in uno spirito di coesione e mutualità.
Certo la levatura dei Padri costituenti si è persa per strada, ma noi, per parte nostra, non ci facciamo mancare nulla.
Le “lobby”, che riteniamo legittime nella misura in cui fossero trasparenti, sono tutte in agguato, come ci ricorda un autorevole economista, Luigi Paganetto, e le tante auspicate liberalizzazioni pian piano si stanno annacquando, come temevamo, per gli interessi elettorali e corporativi che rendono i governanti miopi.
E’ facilmente comprensibile che nessuno può rivoltare come uno “stivale” questo Paese e le difficoltà che incontra il Governo nel processo delle liberalizzazioni sono enormi, ma allora non si indori la pillola quando si emettono nuove tasse dicendo che ci sarà un secondo tempo che renderà tutto più equo.
Da sempre ci si ferma al primo tempo ed è un film che finisce li! Le accise per il Belice, l’Abissinia,l’Irpinia,Suez e potremmo continuare, ma a che serve? L’elenco è ben noto.
Una volta introdotta, se riguarda i cittadini, la gabella non si toglie più.
Prendiamo ad esempio un argomento che tiene banco: l'Art. 18 dello statuto dei lavoratori. Orbene, tutti, consapevolmente, siamo convinti della necessità di rinnovellare le politiche industriali e del lavoro. Ma è altrettanto vero che proprio in questi giorni è stata pubblicata una classifica europea che ci vede agli ultimi posti nelle retribuzione del lavoro a causa dell’enormità di costi che si scaricano sulla busta paga. Ci chiediamo dunque se non sia il caso di affrontare il tema lavoro nella sua complessità e cioè Art. 18, costo lavoro ed ammortizzatori (risorse permettendo).
Perchè una volta affrontato il tema dell'ICI per gli immobili commerciali della chiesa cattolica la stessa cosa non si è fatta per gli immobili delle fondazioni bancarie che continuano ad essere esenti?
Possiamo vedere per una volta l’intero film senza pausa pubblicitaria?
O forse, a questo punto, dobbiamo rassegnarci a vedere sempre anatre zoppe in Italia come in Europa, mentre ci piacerebbe che fossimo un pò più artefici del nostro futuro e parafrasando un grande del passato, J. F. Kennedy , “Non chiederti cosa può fare l’Europa per il tuo Paese, chiediti cosa puoi fare tuo Governo per il tuo Paese”.