Quello che ancora non abbiamo capito è se questo governo soffre di dislessia.
Aveva iniziato dicendo che la sua sarebbe stata un ‘azione improntata all’equità. Nei cento giorni, la “e” lentamente ha scalato qualche posizione ed ha assunto il nuovo significato: quieta. L’azione del governo si è concretizzata nel quietare, cioè rasserenare i mercati, di contro i cittadini sono molto più preoccupati. Adesso ci si dice che se si accettano le condizioni del governo ci saranno una “paccata” di soldi. Bene non vorremmo che a causa della dislessia anche stavolta la “ta” scali qualche posizione e l’azione si trasformi in una “patacca”.
Si perché qui continuiamo a sentire parlare di flessibilità, aziende decotte che è meglio se chiudono, di opportunità di crescita: va tutto bene tranne un piccolo particolare: il lavoro dov’è?
Non dobbiamo però nasconderci, sappiamo che c’è anche chi approfittando di una situazione generale, specie le piccole aziende, mette i lavoratori in cassa d’integrazione per farli però continuare a lavorare in nero.
La produzione è in calo, le aziende lamentano la scarsezza di finanziamenti dalle banche, che preferiscono lucrare sui più tranquilli titoli di Stato, le tasse dirette ed indirette continuano a crescere mentre servizi e burocrazia restano ai livelli di sempre, le piccole e medie imprese soffrono perché non riescono ad incassare i crediti che vantano, specie quelli nei confronti della Pubblica Amministrazione, salvo poi vedersi decuplicare gli interessi e le tasse che, a causa dei ritardi dei tribunali nell’emettere le sentenze o dello Stato, fanno arrivare all’assurdo di pagare interessi passivi (sulle tasse) pur vantano crediti nei confronti dello stesso soggetto: lo Stato.
Se poi capita che una multinazionale vuole investire da noi, come la British gas, che dopo undici anni di inutile attesa per realizzare un rigassificatore a Brindisi, ha dovuto rinunciare, causa burocrazia, si capisce che non è che siamo messi proprio bene.
Per altro non si riesce a capire quale sviluppo dovremmo avere con una politica energetica che non prevede il nucleare, ostacola i rigassificatori, combatte il carbone e si affida solo a sole, acqua e vento. Ad oggi, così, non si va lontano. Continuiamo ad essere in ritardo e sempre più energicamente dipendenti. D’altra parte come ci ricordava il ministro del lavoro tedesco, Ursula von der Leyen, “noi abbiamo uno stile di vita diverso”, arrivare in ritardo è un lusso e i lussi si pagano.
Dunque sembra proprio di continuare con il vecchio metodo cercando di montare un motore di una fuori serie sulla carrozzeria di una utilitaria.
Presidente Monti, lei è il premier di un paese che ha dato i natali ad una grande realtà che ci viene invidiata in tutto il mondo: la Ferrari. Bene vada a farsi una passeggiatina da loro e si faccia spiegare cosa voglia dire “sbiellare”. Qui il pericolo è che fondiamo il motore per mancanza di “lubrificante” dopo di che possiamo anche buttare la macchina.
Intendiamoci, non siamo contro le riforme, anzi da troppo le invochiamo e sarebbero migliori se non parcellizzate; quello che ci preoccupa è l’organicità, il quadro d’insieme che sembra non reggere, perché poggia sulla parte più debole del Paese invece che su tutti.
Il clima politico peraltro non aiuta, con gli scandali che ormai vengono fuori a getto continuo, non risparmiando nessuno, i privilegi che continuano ad interessare i soliti noti come il tasso dei mutui praticato ai parlamentari. Sappiamo che il denaro pagato dalla banca a livello internazionale il 2,25 %, viene ceduto, con una maggiorazione dello 0,75 a un senatore o un commesso, mentre il comune cittadino se gli va di lusso non lo trova con una maggiorazione inferiore del 3,10.
Tra qualche giorno è Pasqua, vedremo se nell’uovo del governo troveremo una “paccata” o una “patacca”.
Noi siamo convinti di una cosa: la gente è stufa di vedere come i soliti furbi continuano a imperversare. Presto la pancia di molti sarà vuota e allora attenzione, con la pancia non si ragiona, abbiamo già avuto rivolte del pane: quella potrebbe essere la scintilla.