Gli Eredi di Giacomo Brodolini
Di Maradona (del 23/03/2012 @ 19:16:02, in Parliamo di...)
……………..diciamocela tutta erano anni che gli eredi riformisti di Brodolini erano impegnati in una sana, nobile e giusta elaborazione per far comprendere a tutti che la visione economica, sociale e politica dello Statuto dei Lavoratori era, ormai, superata e che andava riletta e ritessuta sulla scorta delle logiche dominanti dell’economia globalizzata e del ruolo sempre più possente della finanza.
E i D’Antona ed i Biagi, il primo ucciso a Roma il 20 maggio 1999 da un commando terrorista ed il secondo il 19 marzo 2002 ucciso dalle Brigate Rosse a Bologna, stanno lì a testimoniarlo. A testimoniare di essere stati gli eredi di quella cultura riformista che si cala nelle complesse cose degli uomini e le risolve con pacata gradualità e sommo giudizio perché agli uomini non è concesso fare miracoli.
Ma fare errori sì, eccome!
E, difatti, l’errore più marchiano che al momento viene fuori è quello di dividere i lavoratori fra statali e privati. Sembra che il governo, a sentire alcune dichiarazioni, voglia tenere fuori i dipendenti pubblici dalla nuova formulazione dell’articolo 18.
Se così dovesse essere siamo già pronti ad un ricorso alla Corte Costituzionale sull’evidente disparità di trattamento dei diritti fra cittadini che pagherebbero, i dipendenti privati, molto più di quelli pubblici che, in generale, non brillano certo per rendimento, competenza ed efficacia.
Ma alcune riflessioni ci hanno assalito mentre esaminavamo queste assurde ed inique dichiarazioni.
La prima, quella relativa all’articolo 51 comma 2 della legge 165 del 2001 che recita: “la legge n. 300 del 20 maggio 1970 e le successive modificazioni e/o integrazioni si applica a tutte le pubbliche amministrazioni senza tener conto del numero dei dipendenti” per cui il principio di uguaglianza fra dipendenti pubblici e privati già fu ratificato allora e non si capisce come lo Stato approverebbe una nuova legge senza cancellare questa legge precedente.
La seconda fa, invece, riferimento ad un principio sancito in molte sentenze dalla Cassazione ed in particolare da un’importantissima sentenza la n. 2233 del primo febbraio del 2007 dove ha stabilito che “per il recesso del rapporto di lavoro degli impiegati pubblici valgono le stesse norme che regolano il licenziamento dei dipendenti privati ovvero l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e l’eventuale diritto al reintegro”.
La terza, inoltre, è legata ad un’altra importantissima norma del 1993 con la quale la regolamentazione dei rapporti, fra lo Stato ed i propri dipendenti, non veniva più regolata col diritto amministrativo bensì si trasformava in un contratto di tipo privato.
Se il governo Monti ed i sindacati decideranno di voler salvare gli statali ci sarà bisogno, per forza, di una legge in deroga ad hoc che si presterebbe ad una facile opposizione per evidente illegittimità in base al principio di uguaglianza dell’articolo 3 della Carta costituzionale.
NOI SIAMO PRONTI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!             (continua)