Ebbene sì! La montagna ha partorito il topolino!
L’auspicata modifica della nuova definizione dell’articolo 18 della Legge sullo Statuto dei Lavoratori di Giacomo Brodolini è stata modificata, ma non quanto e come serviva al Paese.
Gli errori commessi sono troppi.
Primo nel metodo. Infatti è parso a tutti evidente che i veti della CGIL hanno accentuato le difficoltà del PD che ha voluto, con l’aiuto ed il supporto del Quirinale, ridare ai giudici l’ennesimo potere di decisione su chi reintegrare e chi no. Conoscendo gli annosi ritardi e le note contorsioni di sentenze che decidono in modo opposto su casi analoghi o addirittura eguali si può ben immaginare quello che accadrà. Inoltre ha confermato che il PD è, ormai, la cinghia di trasmissione della CGIL. Inoltre ha ribadito la volontà consociativa nel voler aprire un tavolo di trattativa con le parti sociali lungo, logoro ed estenuante che per circa due mesi di tatticismi non ha portato a nulla. Salvo, poi, essere recuperato nell’incontro a 4 tra Monti, Alfano, Bersani e Casini. La concertazione tanto avversata a parole da Monti uscita dalla porta è, sostanzialmente rientrata dalla finestra.
Secondo nei contenuti. Infatti, al di là di come ognuno la possa pensare, ci chiediamo: a cosa serve questa nuova norma se l’impresa che, per motivi economici, è fortemente vincolata nel ridurre il numero dei dipendenti non lo può fare perché sa che si inoltrerebbe in un percorso giudiziario dagli esiti incerti e dai tempi indefiniti? In più, le aziende che si potrebbero espandere saranno fortemente frenate nel fare nuove assunzioni perché sanno che, poi, sarebbe quasi impossibile disfarsene.
Da questo strano e particolare risultato ci saranno solo due risultati certi: l’aumento dei contenziosi giuridici porterà solo vantaggi economici agli studi legali per l’aumento certo di dispute giudiziarie e, come se ciò non bastasse, per finanziarlo è stato deciso un ulteriore inasprimento fiscale. Questa riforma costerà 1,7 miliardi di euro nel 2013, 2,9 nel 2014, 2,5 nel 2015 fino a stabilizzarsi a 2,2 miliardi. Le maggiori uscite verranno compensate da un aumento del 10% sull’Irpef per chi affitta casa, riduzione della deducibilità dei costi per il parco auto delle aziende, eliminazione della deduzione riconosciuta ai contribuenti sulla tassa per il servizio sanitario ed, infine, ci sarà l’aumento di 2 euro dei diritti di imbarco dagli aeroporti italiani.
Non c’è che dire: viva le tasse!