L’incolmabile differenza è sempre quella che ci separa dalle altre nazioni più serie, più operose e meno attraversate da questa mania di voler elevare l’etica al di sopra (o al di sotto?) della realtà. Appare sempre più evidente che il ritardo culturale dell’intero Paese lo fa da padrona e che, di fronte alle nostre più elementari esigenze, si trincera in un mondo di ombre che scambia per realtà.
Dopo avervi quindi parlato della Francia e della burocrazia italica questa terza puntata ci porta dritti dritti in Kazakhstan dove è stato scoperto il più grande giacimento petrolifero degli ultimi 30 anni.
Questo Paese grande 15 volte l’Italia è il più strategico ed importante dell’intera Asia centrale e, nei suoi sconfinati rapporti internazionali, vanta grandi personalità che vi agiscono da consulenti, fra cui l’ex premier britannico Tony Balir che, supponiamo, in questa veste tenterà di fare anche gli interessi della Gran Bretagna, il che è tutto legittimo e comprensibile.
Con il Kazakhstan l’Italia vanta il quarto posto per l’import e l’export, ma la cosa più importante è questo immenso giacimento di petrolio e gas naturale del Mar Caspio. Per questa prima fase di sviluppo dell’intero progetto l’Eni è inserita, con una propria società la Agip Kco, in un grande consorzio con Shell, Total, Exxon Mobil e Kaz Munai Gas, l’ente petrolifero kazaco. A lume di naso ci sembra un buon e lungimirante affare per la nostra compagnia impegnata a cercare materie prime per autotutelarci sul piano energetico.
Ebbene sul più bello interviene la Procura di Milano che, pare, abbia scoperto una presunta tangente a favore del genero del presidente kazaco Nursultan Nazarbayev per la qual cosa chiede di commissariare l’Agip Kco dell’Eni o, in alternativa, di vietarle di proseguire coi suoi contratti in Kazakhstan per corruzione internazionale.
Ammesso che il tribunale dia ragione alla procura le conseguenze saranno almeno due:
la prima è quella che l’Italia perderà una forte presenza per garantirsi una fetta consistente delle sue necessità energetiche e la seconda sarà quella che un’altra delle citate compagnie si assumerà l’onere di subentrare all’Italia, sempre nel caso che la procura abbia ragione.
L’amara conclusione è che abbiamo un’immane senso e delirio di onnipotenza che ci porta a confutare quello che il mondo è mentre, soli, pensiamo a come dovrebbe essere. Potrà sembrare duro un simile ragionamento, ma avere conoscenza del limite è la più grande capacità della razza umana e noi l’abbiamo perduta.
Ultima considerazione, la peggiore: è se la procura avesse torto chi ripagherà il Paese da una grave perdita come questa?
Nel frattempo aspettiamo fiduciosi, dopo le ammissioni dell’ex Guardasigilli Conso sulla sua iniziativa di togliere il 41 bis a ben 400 mafiosi nel 1993, che la giustizia indaghi e porti a processo tutti i responsabili politici di quel governo perché nessuno può immaginare che Conso abbia fatto quel vero ed unico grande colpo di spugna senza che nessuno in Consiglio dei Ministri se ne avvedesse.