La neve dello scorso inverno a Roma è stata un evento straordinario: scenari incantati, paesaggi da fiaba ma anche un grande sconquasso in un ambiente naturale e umano abituato a manifestazioni climatiche ben più miti. Dopo una nottata di neve fitta ricordiamo tutti le strade in tilt, ingombre di rami spezzati e piante divelte, doppiamente pericolose (da sotto e da sopra) per chi si avventurasse a piedi in cerca del pane o del latte. Nei giardini e soprattutto sui balconi tante piante sono andate perdute…. Ma le essenze più forti hanno resistito e sono esplose, dopo le prime giornate di caldo, con energie rigeneratrici moltiplicate.
Il sottofondo sonoro di questa primavera non è però il cinguettio di passerotti e cardellini, bensì il rumore delle motoseghe: nei giardini privati giustamente si è provveduto a tagliare i rami ancora pericolanti, ad eliminare i monconi ed a potare drasticamente le chiome delle conifere per renderle più resistenti in previsione di un clima futuro sempre più estremo; e per tanti furbetti questa è stata anche l’occasione giusta per sbarazzarsi di alberi sani, belli e magari appartenenti a specie protette, solo perché rovinavano il prato inglese con gli aghetti, o facevano ombra alle violette, o perché sporcavano le mattonelle con la resina. Tagliati a fette in fretta e in furia, con la scusante di autorizzazioni nebulose spesso inesistenti: tanto l’iter burocratico per segnalazioni e denunce è talmente tortuoso e deprimente da scoraggiare chiunque, a maggior ragione dopo che la pianta è stata tagliata.
Nelle zone di campagna e di bosco invece, pubbliche o private che siano, l’incuria è spesso desolante: nessuna pulizia, stradine e sentieri spesso inagibili, aree ingombre di legname secco che quest’estate saranno a rischio incendi. Anche in questo caso il cittadino è impotente: i Vigili del Fuoco non intervengono preventivamente, gli Enti Pubblici non operano sulle aree private ed i Comuni hanno sempre tante altre cose da fare. Tutto resta così: ma non è negativo in assoluto il degrado del patrimonio boschivo, non è comunque una perdita la devastazione di tanto verde prezioso? E’ persino un spreco di legna, che –qualora debitamente tagliata e raccolta- potrebbe essere riutilizzata e garantire ulteriori proventi.
E intanto contestiamo in coro l’incapacità, la pigrizia e la disorganizzazione altrui, lamentandoci in ogni circostanza del mondo in cui viviamo e addossando sempre sul groppone del prossimo (o del destino) la colpa di come lo stiamo rovinando.