L’inizio sembrava dei più promettenti con quello slogan: “Mi state a cuore”. La gente era scesa in piazza per sostenerla, dopo che la lista del PDL era stata bocciata. Renata Polverini nuovo Presidente della Regione Lazio, preferita alla Bonino, con il tempo ci ha fatto capire quanto e come gli “stiamo a cuore”.
A sua difesa la situazione pesante che aveva ereditato dalla precedente giunta, con un buco nella sanità da far tremare i polsi, per risanare parzialmente il quale si è avvalsa di tagli e nuove tasse. Fin qui niente di nuovo, anche se bisogna chiedersi: e se non gli stavamo a cuore?
La speranza riposta in una persona che non fosse espressione diretta della politica e quindi incardinata in un partito, da cui poteva essere condizionata, aveva fatto sperare i più. Qualcuno aveva obiettato che la sua appartenenza al mondo sindacale non la rendeva diversa: stessi metodi, stessa consorteria, stessi privilegi. Forse avevano ragione. Ma chi vuole rinunciare a un barlume di speranza, magari a costo di violentarsi, pur di non spegnere la fiammella di un possibile cambiamento?
Poi ha iniziato a governare e proprio perché non era espressione di un partito esistente e volendosene fare uno proprio ha dovuto tacitare gli alleati, dare risposte all’opposizione e assicurarsi la fedeltà dei suoi con il risultato di un accresciuto consociativismo i cui costi, altissimi, sono chiamati a pagare i residenti della regione.
Solo qualche esempio: gli aumenti, con la crisi in corso, che i consiglieri regionali del Lazio si sono dati li porta a percepire il doppio dei loro colleghi lombardi, pur avendo la Lombardia il doppio dei residenti; nel consiglio regionale del Lazio non esiste un consigliere semplice, sono tutti graduati: presidenti, vicepresidenti o segretari con relativa indennità; i costi e le consulenze ( le ultime settanta sono di qualche mese fa) continuano a crescere facendo lievitare la spesa per il mantenimento dell’assemblea regionale e tutti insieme, destra sinistra e centro, vedono sistemati i loro accoliti: amici, ex assessori, ex consiglieri con una spesa per il contribuente di 1milione e 60 mila euro per i primi sei mesi dell’anno; la nomina di assessori esterni (cioè gente che non si è candidata e i cittadini non hanno eletto) che oltre all’emolumento dell’indennità di carica a fine legislatura si ritroverà anche con la pensione;
La Regione Lazio è tra le più spendaccione nel mantenere i privilegi della casta e se il deficit sanitario è tra i più alti in Italia, la qualcosa porterà a settembre ad un ulteriore aumento dell’Irpef, la soluzione continuerà ad essere: tagliare, tagliare,tagliare. Uno schiaffo alla povera gente, che è in crescita e chiede ausili per continuare a campare.
I manifesti che campeggiano in città ormai da qualche tempo: “dall’USURA si ESCE La tua Regione ti aiuta” ci spiegano bene la filosofia politica di questa giunta.
Artatamente si aggravano le condizioni economiche dei cittadini per poi offrirsi come paladini a risolvere il problema.
Perché questi signori non vogliono sposare la linea della moralità e anziché aumentare i costi della politica incrementare gli ausili per i bisognosi? E ancor di più, perché non pagano i debiti che la Regione ha, vecchi da anni, nei confronti di tanti piccoli imprenditori i quali non riescono più ad andare avanti e sono costretti a chiudere o rivolgersi agli usurai?
No loro pensano ad assicurarsi i privilegi senza troppo chiasso, a costo di mettere nuove tasse e poi fare delle campagne di comunicazione (pagate da noi) con le quali ci vogliono far credere che gli stiamo a cuore. Certo che gli stiamo a cuore. Come farebbero a scialacquare senza le nostre tasse?