E’ comprensibile che in una fase in cui il barometro della stima, da parte della maggioranza degli italiani, verso le rappresentanze politiche segni valori vicino allo zero si parli di come impedire a dei movimenti politici di subentrare, obiettivo arduo con un Parlamento che non riesce a trovare la quadra sulla nuova legge elettorale.
Attingendo ad uno scritto di Simone Weil e al suo “Manifesto per la soppressione dei partiti politici” la stessa sosteneva che: “Un partito è in linea di principio uno strumento destinato a servire una certa concezione del bene pubblico”; mentre esso nella realtà opera una inversione del rapporto tra mezzo e fine.
Il partito nella sua deformazione diviene una macchina che “si mangia il senso della verità e della giustizia” per diventare una macchina di propaganda il cui scopo è “la persuasione non la comunicazione della luce” Se i partiti in questa funzione deformata sono macchine per suscitare passioni collettive l’effetto che ne consegue è “rendere sordi alla giustizia” .
Se ne deve concludere che il nemico per la Weil è la deformazione e non il partito come elemento di un sistema democratico in uno Stato moderno, come si è venuto a configurare nel mondo occidentale.
Dovremmo quindi chiederci come mai un argomentare su questo tema è diventato di forte attualità?
Non vi è dubbio che la politica, a causa delle sue distorsioni, sia diventata la zavorra di se stessa. Mestare nel torbido qualunquismo dell’antipolitica, contrapporre Governi di emergenza alle istituzioni, consentire a dei giudici “moralisti” di nominarsi salvatori del bene pubblico, credere in operazioni salvifiche fatte da leader che si ritengono dei demiurghi; sono questi i frutti marci che la Weil voleva eliminare.
Camminare nell’alveo costituzionale e parlamentare con un “Governo tecnico” che strappasse le forze politiche ai tentacoli del corporativismo, dell’interesse elettorale, della compiacenza demagogica, del localismo negazionista era la chance offerta a questa classe politica che ancora una volta si è dimostrata inadeguata.
Il timore degli onesti benpensanti e degli investitori è proprio che questa versione di partitocrazia, ondeggiante tra “tacco e toga” di magistrati politicizzati e guitti che giocano a fare proseliti e soldi con la politica sia trionfate dopo l’aprile del 2013.