Il mondo contraddittorio della politica italiana ha la febbre alta. La causa viene definita dagli psichiatri: mancanza del “senso della realtà”. Affetti, ne sono i politici-bambino che confondono le cause con gli effetti e i sintomi con i malanni; come i bambini cedono alle fantasie e le esternano con bei discorsi ai quali ormai credono solo loro. Invocano il ritorno della politica e del suo primato, come se bastasse il solo invocarle per sprigionare le proprietà curative insite al loro interno.
Cosi mentre il Governo, con faticose mediazioni tra le forze politiche della “inusitata maggioranza” ed ampi riconoscimenti dei Paesi europei, cerca di far navigare la barca Italia, i partiti giocano a : chi sarà il sosia di Monti? Dimenticando che credito e ruolo si recuperano con l’equilibrio dei fondamentali di macroeconomia e della finanza pubblica e non certo con programmi pieni di promesse da marinai.
Si può mettere alla gogna oppure coprire di sospetti il gabinetto del senatore a vita e premier, ma la realtà è quella creata dal “tessitore”. Un Monti nuovo Cavour che si ritrova a gestire una partita, già vissuta dai nostri bisnonni, dove destra e sinistra si delegittimano a vicenda nella speranza di acquisire vantaggi anche a scapito della collettività.
Le elezioni sono certamente un grosso fattore condizionante e se l’Olanda ci ha appena rassicurato con la vittoria dei partiti filo europeisti e la Germania della Merkel resta ondivaga, aspettando le elezioni del prossimo anno, nessuno dei due Paesi però antepone l’interesse dei partiti a quello della Nazione.
Mancano 340 su 393 decreti ministeriali delle Leggi votate dal Parlamento italiano con il pungolo del Governo Monti e gli ultimatum dell’ Europa, ma già si muovono le forze autodistruttive.
Tutti parlano di incapacità della “politica” come espressione complessiva di dare risposte ai cittadini, ma tutti pregano perché la nuova legge elettorale sia alla “tedesca” e guai ad ipotizzare un “governo di salute pubblica” anche dopo l’aprile del 2013.
Abbasso ai compromessi anche se quello storico va sempre di moda, purché le regalie siano a carico delle casse dello Stato.