Allorché un evento inusuale si verifica dopo 719 anni e riguarda il capo carismatico di una religione che da oltre duemila anni concorre a formare il pensiero dell’umanità, non solo in Europa, conviene meditare.
Chiunque è consapevole che il significato di questo gesto, inscritto nella storia millenaria della Chiesa, può avere una lettura diversa in ragione dell’appartenenza o credenza religiosa; quello che però nemmeno un agnostico può negare è la sua componente metafisica del pensiero umano. Tuttavia alla luce del fatto che la teologia cattolica incorpora le esperienze religiose, le culture filosofiche pre-cristiane e soprattutto l’enorme bagaglio di elaborazioni della filosofia greca, da cui attinge il diritto dell’antica Roma, è normale che il mondo intero si interroghi, tanto più oggi che la globalità è un dato imprescindibile.
La decisione di Benedetto XVI, se da un lato umanizza la figura del Romano Pontefice, plenipotenziario di Cristo e da questo delegato a rappresentarlo in terra, dall’altro induce a considerazioni che vanno ben oltre la stanchezza fisica.
Il Papa, coerentemente con la sua formazione di filosofo e teologo, si è dimesso proprio per l’insegnamento del suo dante causa (Gesù) che dell’umiltà, intesa come “carità” nel suo significato greco, ne ha fatto la sua missione in terra ponendosi in tutta coscienza il tema della finalità del suo compito.
Il suo ruolo di pastore della Chiesa e vescovo di Roma richiede un impegno energico nella lotta al nichilismo ed al materialismo rampanti che mirano all’espulsione dal mondo sia del metafisico sia dell’etica, e quindi di ogni sentire religioso. Non trovando unanime spirito di coesione e una mancanza d’ascolto, ha ritenuto di passare la mano a chi potrà opporsi con forza, all’inizio del III millennio, alla deriva negativa dell’umanità.
Sia i credenti che i non credenti avvertono oggi l’esigenza di riprendere il filo della ricerca delle risposte da dare alle domande fondamentali dell’esistenza.
La conferma che la decisione assunta non può essere ascritta a viltà bensì a eroica umiltà la si riscontra nella sua preoccupazione, pubblicamente espressa, per le fazioni e gli scontri che “deturpano il volto della Chiesa”, in favore della quale intende pregare ed espiare in clausura, come conviene ad un capo carismatico ed ad imitazione del Cristo che ritiratosi nel deserto digiuna e prega.
Infine, la comunicazione delle sue intenzioni proprio nel giorno in cui la Chiesa ricorda la Madonna di Lourdes, acquista un significato particolare se si tiene conto che il suo predecessore l' ha proclamata giornata del malato. In questa ricorrenza i credenti sono invitati a pregare per tutti i malati ed in primis per la Chiesa.
Un profondo esame di coscienza, senza ipocrisie farisaiche verso noi stessi: è questo a cui ci spinge il gesto del Santo Padre.