La pressione dell’imprenditoria, delle forze sindacali e dalla maggior parte del Paese perché si faccia presto un Governo rischia, per una certa confusione culturale, di perpetuare una tendenza che è tipica della politica italiana: seguire il proprio convincimento respingendo qualsiasi confronto con l’esterno. Anteporre il proprio modello e pretenderne la condivisione incondizionata rifiutando di andare incontro all’altro.
Se la classe dirigente liscia il pelo irto del malpancismo diffuso e non sfida le battaglie populiste sul campo aperto delle misure attuabili e concrete , la “democrazia” virtuale lascia spazio al prevalere della quantità sulla qualità.
Alcune consultazioni, fatte da Bersani, con soggetti esterni al processo politico (Bagnasco e Saviano), ancorché una novità, sono state fonte di non poche perplessità in un momento in cui i cittadini, i mercati, l’Europa e l’America aspettano che si decida senza troppi infingimenti.
Un’istituzione molto saggia, come la Chiesa Cattolica, potrebbe certamente essere di monito ed un insegnamento. In una fase di profondo travaglio e di divisione sul futuro governo ha saputo immediatamente rispondere, coesa, con l’elezione del Cardinale Bergoglio al Soglio Pontificio con il nome di Papa Francesco.
Una ventata di rinnovamento in una realtà ormai secolarizzata, badando bene di non correre il rischio di una trasposizione dell’agire nella politica italiana ripetendo l’errore fatto, all’epoca di Giovanni XXIII. Già allora, si confuse l’attenzione per gli umili, il disagio sociale,ed una maggiore carità umana che non fosse solo di facciata e postulati dal cristianesimo, con le ideologie di fine ottocento – inizio novecento.
L’avanzamento del “quarto Stato” simbolicamente effigiato nel quadro di Pellizza da Volpedo non ha niente in comune con la sollecitazione allo “spirito di servizio” di cui parlo Cristo agli apostoli e che ispira il lavacro dei piedi il giovedì Santo e su cui insiste San Paolo nelle sue lettere.
Riproporre un discorso di Dossetti la mattina successiva alla chiusura del Conclave, conduce ad un rinforzo delle proposte pauperistiche e minimaliste di Grillo e dei suoi succubi culturali.
Un’antistorica battaglia al modello di sviluppo del III millennio.