Ad oltre un mese del risultato elettorale non abbiamo ancora un governo ma una semplice commissione di saggi chiamati dal Presidente a sbrogliare una matassa che i partiti con i loro personalismi hanno reso piuttosto ingarbugliata.
“Un Paese che non sa fare gioco di squadra e vive in un clima perenne di incontro mancato, dove domina la frammentazione delle correnti politiche e nel quale si preferisce notare ciò che ci separa anziché quello che ci unisce e si tende a potenziare il conflitto invece dell’accordo”; è questa la fotografia fatta dal Cardinal Bergoglio che non si riferiva all’’Italia ma all’Argentina. L’abbiamo fatta nostra, non per tirargli la giacchetta, ma semplicemente perché la riteniamo di una sconcertante attualità se riferita all’Italia.
Con un quadro del genere cos’altro poteva fare una persona responsabile come il nostro Presidente se non rimanere al suo posto e prendere tempo? Qualunque altra iniziativa avrebbe messo il Paese in una posizione di vulnerabilità estrema. Sia dal punto di vista politico, con i falchi che si sarebbero alzati subito in volo per andare a regolare conti personali in sospeso, sia economico con i mercati che non capendo le ragioni addotte da Bersani e da Vendola, non parlando la loro lingua, sarebbero andati immediatamente in corto circuito, il tutto in assenza di qualunque riferimento politico istituzionale legittimato.
La necessità dunque di raffreddare un clima pericoloso e lascare il tempo alle colombe dei rispettivi schieramenti di poter nidificare, ha trovato in questo percorso inedito la soluzione. Troviamo l’escamotage di Napolitano di una saggezza unica!
La commissione dei saggi, con il compito di favorire l’ascolto tra sordi, a nostro modesto avviso, manca di un nome quello del più saggio di tutti: NAPOLITANO! Con il suo senso dello Stato, del ruolo, e della funzione, non dimettendosi ha assicurato un timone alla crisi, nel mare degli irresponsabili, preservato anche la possibilità di una sua rielezione, magari per il solo tempo necessario per fare quanto è indispensabile in economica e per le istituzioni . Siamo certi che se il Paese ne avesse bisogno non si tirerebbe indietro, anche se adesso è stato lasciato solo.
Se poi nemmeno questo percorso produrrà dei risultati utili alla ripartenza, non ci resta che attingere ancora alla storia della Chiesa e precisamente a quanto avvenne intorno al 1270.
In quella occasione si doveva procedere all’elezione del Papa, le forti contrapposizioni tra cardinali che non riuscivano a trovare un accordo spinsero i cittadini di Viterbo, a quel tempo sede papale, a chiuderli a chiave nella sala a pane e acqua in attesa che scegliessero un successore di Pietro. A questo evento si deve il termine di “conclave”.
Bene, è arrivato il momento di cooptare la procedura del conclave anche in politica. Non possono più permettersi di continuare a farci morire un po’ ogni giorno perché a loro sia permesso di poter fare gli schifiltosi.