“Scusate”. Con questa semplice parola una coppia di Civitanova Marche ha messo fine alla propria esistenza. L’ultimo di una serie di suicidi annunciati per persone che hanno avuto ben presente nella loro vita un valore, ormai desueto, da testimoniare: la Dignità!
Non sappiamo cosa sia successo tra quelle quattro mura, quali concause hanno portato al disperato gesto, né vogliamo trarre giudizi o stigmatizzare comportamenti, quello che vorremmo denunciare è l’apatia politica per evitare emulazioni.
Siamo tutti consapevoli che una classe dirigente matrigna ci ha tolto la speranza, è questo il male oscuro che costringe alcuni a gettare la spugna. Sappiamo anche che dovrebbe essere la politica a scusarsi con i cittadini per la sua voracità, ma resta spocchiosamente indifferente. Vedere il Presidente del Consiglio Comunale di quella cittadina dichiarare, candidamente in TV, che lui abita qualche piano sopra a quello della coppia, anzi che la stessa si era rivolta a lui venti giorni prima non per un sussidio ma per aiuto nel trovare un qualunque lavoro da manovale (la dignità) e non aver colto il muto grido di aiuto richiesto con gli occhi vuol dire essere in mano a dei mestieranti allievi di quelli che si riuniscono a Roma.
Ormai è tutto chiaro: le forze politiche non vogliono essere messe con le spalle al muro, non vogliono la tregua costruttiva, perché l’Italia ed i problemi dei suoi cittadini restano il loro ultimo pensiero, il più trascurabile.
Da cosa lo si deduce? Dal tiro al piccione iniziato lo scorso 1 aprile a seguito del comunicato con il quale il Presidente Napolitano rendeva noto che intendeva avvalersi di un comitato di “facilitatori” bipartisan.
Subito è rifiorita la serie di anatemi contro il Presidente, anche se dobbiamo registrare l’apertura che oggi fa Franceschini in una intervista, con la quale si da ragione alla strategia del Quirinale che vedeva nella collaborazione una scelta obbligata, chiara a tutti fin dal primo momento. Siamo altresì certi che la tregua durerà poco, presto il tiro al piccione ricomincerà, il nuovo pretesto sarà la grazia concessa all’ufficiale Usa condannato per il rapimento di Abu Omar.
Diceva Giovenale: “La critica è indulgente con i corvi ma non da pace alle colombe”.
Un galantuomo Napolitano, di animo socialista vecchio stampo che, per coerenza, alla scissione del 1921 (Livorno) ha continuato a militare nel PCI, cui si era iscritto da giovane, sopportando l’ignominia di essere esponente di quella minoranza “riformista migliorista”, voce inascoltata nel partito.
Utilizzato alla bisogna come responsabile esteri, (per un ponte PCI-USA), come presidente della Camera per dignità ed equilibrio, come Ministro degli Interni, unico apprezzato comunista al quel dicastero, dopo il 1° governo De Gasperi.
Un cittadino che dall’Estero ci invidiano, in quanto esemplare, su cui noi possiamo sputare per non smentire la nostra fama di mestatori del popolo: Giordano Bruno, Masaniello fino a al più popolare Rugantino. Purtroppo questa non è una commedia musicale ma tragica!