La lista del patrimonio mondiale Dell’UNESCO include 938 siti che formano parte del patrimonio culturale e naturale. La Commissione per il Patrimonio Mondiale considera che tali siti abbiano un valore universale. Di questi siti (726 beni culturali, 184 naturali e 28 misti) presenti in 153 Paesi del mondo, l'Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti (49), sparsi da nord a Sud.
Tra questi siti figura oltre l’Etna; ultimo aggiunto in ordine di tempo, Pompei, anche se non sappiamo ancora per quanto tempo.
Infatti nell’ultima sessione la Commissione per il Patrimonio Mondiale ha dato, al governo italiano tempo fino alla fine del 2013 per adeguare il sito a uno stato di decoro accettabile. Si penserà che il problema siano le risorse, specie in questo momento. Niente di più sbagliato. I Beni culturali hanno appena restituito a Bruxelles oltre un miliardo e mezzo di fondi europei perché non spesi e presto potrebbero aggiungersene altri 105 milioni, se non saranno utilizzati entro i prossimi due anni. Ma non basta, anche i privati trovano difficoltà quando vorrebbero donare dei fondi. E’ il caso di Impregilo, che vorrebbe dare 20 milioni, ma non trova interlocutori al Ministero.
E’ davvero bizzarro come in questo Paese tutti si riempiono la bocca di “cultura” a cominciare di quei partiti che ne fanno un loro punto distintivo o i tanti “intellettuali” prestati alla politica, tranne poi smentirlo con i fatti. Prova ne è il recente “decreto del fare”: dei Beni culturali non si trova nemmeno un indizio tale da far pensare a un minimo interessamento.
Ora che il settore produce ricchezza è fuor di dubbio e i numeri sono arcinoti, oltre due milioni sono i visitatori per la sola Pompei, attualmente spopola al British Museum di Londra una mostra con reperti non esposti in Italia. File pazzesche di turisti per visitare gli Uffizi il Colosseo; un patrimonio inestimabile che il mondo ci invidia e che noi non solo non sappiamo valorizzare ma lo stiamo sperperando.
Mancano le risorse, manca il lavoro non sappiamo dove trovare i soldi per IMU e IVA e non sfruttiamo la vera ricchezza che abbiamo.
Allora ci chiediamo ma perché mai nessuno ha mai pensato di farlo diventare il core business di questo Paese? Un circuito turistico dal nord al sud che, sfruttando i siti individuati dall’UNESCO, potrebbe dare lavoro a tanti giovani oltre a recuperare, con appropriati corsi di riqualificazione, tanti cassintegrati o disoccupati over cinquanta.
Nel far questo, naturalmente non pensiamo alla sola occupazione che deriverebbe da una gestione manageriale dei siti, ma a tutto l’indotto e infrastrutture che inevitabilmente si dovrebbero realizzare intorno ad essi.
Ecco se c’è un settore in cui lo Stato dovrebbe investire è proprio questo, piuttosto che continuare elargire finanziamenti a società decotte al solo scopo di mascherare ammortizzatori sociali capaci di generare solo costi, sposti le poche risorse su un piano pluriennale che valorizzi il “nostro petrolio”, con il beneficio incalcolabile che a differenza delle industrie, il lavoro prodotto dai siti non può essere né delocalizzato né copiato. Chi vuole vederli deve venire qui!
Se il progetto è quello di arrivare al totale degrado del patrimonio culturale per poi affidarlo ai privati, piuttosto che lasciarlo all’incuria lo si dichiari e si proceda. Diversamente è il momento che il governo si dia una mossa e comincia fare sul serio.