Ieri centoventi, ieri l'altro più di quattrocento, in una settimana circa mille.... Il numero dei nuovi arrivi dall'inizio dell'estate ha superato da un pezzo le quattro cifre. "Tutti Siriani...." spiega il cronista del TG, anche se i volti inquadrati dalle telecamere sembrerebbero provenire da ben più basse latitudini; ai sindaci dei Comuni costieri della provincia di Siracusa va il platonico riconoscimento di campioni d'accoglienza.
Tutta questa gente viene alloggiata, nutrita, curata e spesata al completo: una sorta di hotel made in Italy di cui, però, non si assapora nei dettagli la realtà. Andiamo a vederla da vicino, allora, questa Sicilia così ospitale ed altruista: solo chi la conosce da sempre può fare un raffronto fra la situazione odierna e la realtà di un lustro o di un decennio fa.
L'estremo Sud non ha mai brillato per la tutela ambientale, ma questo disgraziato cantuccio d'Italia, proprio la punta del triangolo isolano, affoga letteralmente nell'immondizia. Oltre alle abituali discariche col tipico materasso sfondato in vetta, non c'è strada di campagna che non sia bordata da due siepi ininterrotte di rifiuti polverosi e scoloriti dal sole: il che significa che da mesi e mesi nessuno li rimuove più, anche se paradossalmente chi vive qui paga una tassa apposita fra le più care del Paese.
Di notte le vie strette e tortuose lampeggiano all'improvviso per i fari delle auto di passaggio: niente più illuminazione, i lampioni sono spenti e, quando va bene, solo i triangoli catarifrangenti evidenziano il bordo stradale: pericolo micidiale per pedoni e ciclisti, meglio evitare di circolare durante la notte. Sulle spiagge un'atmosfera da Far West: elicotteri a bassa quota, motovedette in perpetua spola, gommoni della Costiera che si affacciano fra le boe, cordoni di Polizia e Carabinieri a vigilare sugli sbarchi. Non c'è quasi più personale per le necessità qualsiasi del cittadino, oramai pure Montalbano è stato risucchiato dal vortice dell'emergenza immigrazione. E, dulcis in fundo, le carrette del mare restano lì dove sono arrivate: nessuno le rimuove, deturpano ciondolando sulle onde le belle spiagge di Avola, di Eloro e Portopalo sempre più vuote, aureolate dall'odore disgustoso della nafta e dai cordoni galleggianti gialli e rossi.
Il turismo quest'anno è crollato: Madre Natura ha fornito la base di sempre, ma l'opera umana sta regredendo verso la stagnazione. E' finito da un pezzo il tempo degli yuppies, dei giovani con aspirazioni esclusivamente dirigenziali: per il ventenne locale anche un posto da bagnino è grazia del cielo, e di sicuro c'è chi non storcerebbe il naso all'idea di guadagnarsi la settimana raccogliendo pomodori o limoni. Ma ha il torto di essere Italiano, evviva la generosità.
Sono pochi i Siciliani favoriti da questa situazione, prescindendo ovviamente dai malavitosi che lucrano su ogni umana disgrazia: ci guadagna giusto chi affitta al Comune o alla Protezione Civile il capannone abbandonato, ed è ipocrita sdegnarsi per questi proventi; lo Stato non è ancora giunto a requisire le strutture disponibili ma presto o tardi ci arriverà, non c'è da farsi illusioni.
E' impossibile ipotizzare una ripresa dell'isola, oberata da questa zavorra che si aggiunge alla crisi economica già opprimente di suo in una regione affaticata: c'è solo da sospirare con fraterna solidarietà (mentre già si progetta di passare altrove le prossime ferie) per chi in quei posti ci vive, pagando un prezzo esoso per dei servizi inesistenti, svendendo la casa delle vacanze che costa troppo mantenere e che nessuno vuole, offrendo con il proprio denaro la sanità e l'istruzione pubblica di cui altri fruiranno gratis. Sarebbe roba da imbarcarli tutti e spedirli a vita nei migliori resort del Nord Africa, accollando le spese di soggiorno ai Paesi dove il destino vorrà farli approdare.