Mentre il candidato in pectore si prepara ad assumere l’incarico, una girandola di nomi di come sarà composta la futura squadra di governo comincia a circolare. Abbiamo la netta sensazione che se quelli saranno i nomi, la tanto attesa scossa o “rivoluzione” di cui ha bisogno il Paese resterà una chimera.
Le aspettative che incarna Renzi, con l’investitura a Premier, sarebbero mitigati da ministri nuovi ma sconosciuti, o datati e sperimentati. In quest’ultimo caso abbiamo già dato, nel primo caso l’incognita non è certo quello che serve per rilanciare da subito l’Italia; si tratterebbe ancora una volta di un altro giro di valzer sulle note di un disco ormai usurato in attesa che si rompa definitivamente.
Dei grandi nomi, da oscurare ed affiancare lo stesso Renzi, nemmeno l’ombra. Eppure è di questo che abbiamo bisogno. Un Governo che più sulle larghe intese sia formato sulle grandi vedute. Dovrebbero scendere in campo le migliori intelligenze a prescindere dell’orientamento politico. Persone che godono di credibilità per quello che hanno già fatto.
Se invece le premesse saranno confermate e Matto Renzi non saprà o potrà evitarle, per quel sottaciuto potere che detengono le correnti al solo fine di autotutela, inevitabilmente l’azione del futuro governo presto sarà bloccata dalle solite pastoie.
Presto verrà fuori l’opportunistica riserva mentale che è l’essenza del comunismo: la difesa della nomenclatura e della classe dirigente, in nome di un’utopistica aspirazione di eguaglianza. Intollerante fino all’insulto come già capita di ascoltare da parte di qualche veterocomunista che ha la convinzione di appartenere ad una specie superiore in cui il Bene e la Cultura si sono incarnati. Essi passano dalla descrizione della realtà (cosi me è) ad un giudizio di valore (come vorrebbero che fosse) e per fare ciò si avvalgono della prescrizione. L’imposizione del “Bene” e della “Cultura” secondo il loro personale convincimento.
Fascismi quotidiani striscianti, come il volumetto distribuito agli insegnanti, a cura del Ministero delle Pari Opportunità, diretto agli insegnati delle scuole elementari e medie che mette a bando le fiabe. Già, sembra che le fiabe insegnino ad un bambino che se è maschio si dovrà innamorare di una principessa e se è femmina di un principe. Il torto è che non vi sono contemplati identificazioni diverse; mai si accenna alla possibilità che un uomo sposi un altro uomo o una donna un’altra donna. Se poi nelle favole vi sono orchi, da cui stare attenti, donne che sono delle eroine, e altre che per scaltrezza superano i maschi e che con l’impegno e l’ingegno possono primeggiare, tutto questo non rappresenta “pari opportunità” secondo i detentori della “Cultura”.
Altro esempio è l’immigrazione liberalizzata, frutto di una pelosa cultura dell’accoglienza, che contribuisce allo sfruttamento della manodopera, specie al sud, o ad ingrossare le fila della criminalità organizzata. In una società carente di lavoro, che non può essere creato per decreto, si creano solo nuovi illusi al solo scopo di silenziare la cattiva coscienza dei detentori del”Bene” .
Sono questi rigurgiti fascisti che Renzi dovrà superare se vuole superare la prova e raggiungere quello che si è prefissato e la squadra, da questo punto di vista, è fondamentale.