Troppi segnali e tutti convergenti verso una sempre maggiore disaffezione del concetto Italia nelle sue declinazioni : Stato, Lingua, Cultura, Identità, Valori. Troppi i soggetti che stanno concorrendo alla realizzazione del progetto disdicevole.
Galli Della Loggia, sul Corriere di sabato 9 ott. , segnala “un progressivo profondo sentimento di dissociazione psicologica e spirituale degli italiani dalla dimensione della collettività nazionale” attraverso un sempre più presente vezzo : “ da qualche tempo le “élites” italiane non mandano più i figli alle scuole italiane”.
Il fenomeno che prima riguardava la scelta tra pubblico e privato, con “l’élites” filo-proletarie, abbeverate alla fonte de’ “La Repubblica”, che mandavano i figli dalle Orsoline o dai Padri Maristi, registra oggi un nuovo “trend” che li vede indirizzarsi alle scuole straniere, presenti in Italia, in modo sempre più massiccio con la giustificazione che sono più serie, non si sciopera e cosa più importante assicurano la qualifica di “madre lingua”.
Non c’è da meravigliarsi, tutto ciò è il frutto del credo che dagli anni ’70 è stato un porta a porta: dequalificare la scuola, affondare le riforme ( da quella Berlinguer a quella Gelmini), opporsi all’abolizione del titolo legale e deprezzare le scuole professionali.
E che dire dei programmi selettivi e mendaci da cui sono espunti testi e brani che esaltano l’epos italico ed i sacrifici dei padri risorgimentali? E’ a tutto ciò che dobbiamo far risalire la scarsa adesione, al sentimento risorgimentale di cui quest’anno ricordiamo l’anniversario?
Se i sette decimi de’ “La Repubblica” sono articoli di quotidiani stranieri tradotti, perché le “élites” prive di limitazioni finanziarie dovrebbero rinunciare all’uzzolo della scuola francese o inglese per i loro figli,?
Oggi dopo che, l’eroismo di Pansa con il suo “Il sangue dei vinti” e la Gelmini con la sua riforma hanno affondato il dito nella piaga, la Lega Nord si è messa a scimmiottare Pasolini e don Milani, nell’elogio del vernacolo.
Ecco allora che Della Loggia segnala l’allarme: “ Questa repulsa del nostro passato esprime la convinzione che ormai questo Paese come tale non ha più alcun futuro : intendo un futuro in qualche modo specificatamente suo,…”
Un futuro in cui l’Italia con la sua lingua, il suo genio, le sua storia è tagliata fuori. Una conclusione pessimista e disperata la sua, tant’è che chiude: “..è meglio cercare di diventare belle o brutte copie degli inglesi o degli americani che restare italiani condannati per sempre alla serie B”.
Vogliamo sperare che non sia questo il futuro per i nostri figli e che ancora si possa fare qualcosa e magari sognare di vedereGalli Della Loggia, Pansa e la Gelmini, sfilare e arringare insieme gli studenti per spiegare quale è il loro “BENE” e quanto male hanno fatto e stanno facendo ad essi i papà rampanti e “a la page” !