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Bellarmino prima di Wojtyla
Di Faust (del 04/05/2011 @ 15:19:02, in Parliamo di...)
A Roma, in piazza Ungheria, vi è la chiesa dedicata al gesuita, Roberto Bellarmino morto il 17 settembre 1621 e proclamato Santo nel 1930 e l’anno successivo veniva, anche, nominato Dottore della Chiesa.
Vogliamo ricordarlo perché fu il primo, anche se in modo discreto, ad aprire la strada all’incontro tra scienza e fede.
La sua posizione aperta, almeno in linea di principio, nel primo processo che Galileo Galilei subì ad opera del Santo Uffizio, anticipano uno dei motivi ricorrenti che hanno caratterizzato il pontificato del Beato Giovanni Paolo II.
E’ noto che le vie attraverso le quali opera lo Spirito Santo sono difficili da comprendere entro i tempi della cronaca ed ha bisogno dei tempi della storia.
Sotto il pontificato di Paolo V, Galilei fu accusato di eresia dal domenicano Tommaso Caccini, in questa occasione incontra Bellarmino, che fa parte del Santo Uffizio, con cui stabilisce buoni rapporti come successivamente con il Card. Maffeo Barberini poi diventato papa Urbano VIII, anche se sotto il suo pontificato si verifica la sua prima condanna.
A distanza di oltre 350 anni con l’enciclica del 15 ottobre 1998 “Fide set Ratio” Papa Wojtyla, chiede perdono per gli errori della Chiesa ed avvia la pacificazione tra scienza e fede.
Nel suo lungo pontificato, Giovanni Palo II, ha avuto modo di recuperare alla chiesa diversi pensatori ritenuti ereticali.
“Tutto ciò che nasce da un atto d’amore non deve mai essere punito. Se non compreso, quindi, se appare in errore, quell’atto d’amore deve essere perdonato. Infatti quando quell’atto d’amore verrà capito, esso contribuirà ad arricchire la nostra fede.” (30 marzo 1979, discorso ai fisici convenuti in Vaticano).
E continuava: “ Scienza e Fede sono entrambi doni di Dio” e precisa che: “ la scienza ha radici nell’immanente ma porta l’uomo verso il trascendente”.
Per arrivare ad un’affermazione così perentoria ci sono voluti oltre 350 anni dall’intuizione dell’ispirato gesuita Bellarmino, è occorsa l’opera dello Spirito Santo.
Libertà della ricerca e libertà di religione sono stati il fulcro del pensiero e dell’opera di questo Papa; come ha ricordato Benedetto XVI, dal sacrato di San Pietro, “ con Lui la Chiesa Cattolica si è riappropriata del messaggio di speranza per il genere umano (escatologia del cristianesimo) in contrapposizione alle utopie rivoluzionarie del marxismo-leninismo, che tale speranza avevano tentato di estirpare.
Wojtyla, per molti anni era stato immerso nelle acque limacciose dell’ateismo di Stato che, negando la verità, nega cittadinanza alla libertà di scienza ed alla libertà di fede; sperimentando tutto ciò sulla sua pelle.
L’epoca da lui vissuta lo ha spinto a riaffermare che la fede è inestirpabile dal cuore dell’uomo, così da aprire la Chiesa all’universalità attraverso il rispetto, l’incontro e il confronto con tutte le fedi, a cominciare dalle Chiese cristiane, ma non cattoliche apostoliche, espressa nella sua Enciclica "Ut Unum Sint".
 
        

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# 1
Faust sei , come al solito, fonte di sapere
Di  pb  (inviato il 05/05/2011 @ 14:35:45)

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