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Chi paga il conto?
Di Lupoalfeo (del 14/01/2013 @ 18:16:46, in Parliamo di...)
L’Istat, con la pubblicazione dei dati relativi al terzo trimestre 2012 certifica quello che un po’ tutti sappiamo: siamo in piena recessione!
La cura da cavallo sul fronte tasse, sta inevitabilmente portando l’Italia, come segnala il rapporto annuale della Commissione Europea, ad essere un Paese non lontano dalla “trappola della povertà di massa”.
Non servono particolari studi in economia per capire cosa si sta verificando. Se infatti le entrate aumentano del 3,4 rispetto allo stesso periodo del 2011 è grazie alle maggiori tasse, al netto dell’Imu, che diminuiscono il potere d’acquisto delle famiglie, questo scende infatti del 4,4 con relativa contrazione nei consumi del 2,2, anche perché gli introiti sono rimasti uguali se non diminuiti. Le soli voci che crescono sono la spesa pubblica e la disoccupazione. Risultato: aspettiamoci altre chiusure di aziende e nuove povertà.
L’ossatura del Paese è stata la piccola e media industria e la piccola e media borghesia, ambedue in via d’estinzione per via delle politiche applicate per fronteggiare la situazione.
Roosevelt, nel 29, dopo la grande crisi attuò un programma straordinario per rilanciare l’economia attraverso la svalutazione del dollaro, la crescita dei consumi, limitando legalmente il potere dei Trust bancari ed economici, ed assicurando un reddito per tutti o attraverso nuova occupazione o con l’istituto della pensione di vecchiaia. 
La crisi economica infatti si era manifestata nel momento in cui la classe media aveva tagliato o contratto fortemente i consumi specie i beni durevoli.
Si sostiene che l’attuale crisi sia la peggiore in assoluto, ma gli strumenti messi in campo per combatterla non sembrano adeguati a partire dal governo della moneta che pur essendo comune non dispone di un garante  di ultima istanza quale la BCE nei confronti del debito pubblico dei paesi membri.
Le politiche nei confronti degli istituti bancari e finanziari, oltre a differire tra loro,  esempio ne sono le banche locali tedesche non sottoposte alle regole imposte a tutte le altre, pur avendo prestiti dalla BCE ad un tasso basso li utilizzano per operazioni finanziarie piuttosto che per svolgere il loro compito istituzionale di banche mettendo in sofferenza famiglie ed imprese.
Dall’altra la mancata riduzione della spesa pubblica e la non soppressione di privilegi, che  rende questa più famelica, ci lasciano temere che presto ci sarà la necessità di maggiori risorse da destinare a questa voce.
Abbiamo, quindi, da un lato l’Europa con una serie di obblighi senza assumersi le conseguenti responsabilità che derivano dallo stare insieme (debito, immigrazione, difesa etc) e dall’altro una spesa pubblica ormai insostenibile. Sono queste le due palle ai piedi del contribuente, che in queste condizioni non potrà fare molta strada.
Le ricette che attualmente girano in tema di programmi elettorali ci convincono poco perché o troppo indefinite, (come osserva Giannino, senza tempi e senza cifre) o troppo populiste. Mentre basterebbe una patrimoniale per l’Europa, cioè una maggiore condivisione delle risorse e dei costi e una patrimoniale per l’Italia con la dismissione del patrimonio improduttivo e l’azzeramento dei privilegi, per aggredire e raffreddare il debito pubblico, far scendere l’imposizione fiscale e rilanciare produttività e consumi.
Crediamo che ciò di cui non si parla e che avrebbe dovuto ispirare le forze che si candidano ad esercitare la futura azione del Governo siano tre principi :
-Uguaglianza, intesa come equità nella ripartizione degli oneri;
-Meritocrazia, intesa come valorizzazione delle eccellenze;
-Responsabilità, intesa come ricerca del bene comune prima di quello personale.
Resta dunque il timore che il nuovo appuntamento elettorale sia la solita pantomima per garantire, in modo surrettizio, le solite lobby o caste che dir si voglia. Allora forse sarebbe stato meglio eleggere un Parlamento delle corporazioni, almeno sarebbe stato chiaro, al cittadino che non ne fa parte, che il conto toccava a lui pagarlo!
        

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# 1
come ha detto qualcuno non c'e' democrazia senza regole . I tre principi sono tre grandi principi , voterei chi li mette nel programma ma poi ogni anno farei una verifica dell'operato per vedere se vengono rispettati
Di  pb  (inviato il 14/01/2013 @ 19:15:53)
# 2
Il richiamo a Roosevelt è giusto ma la sua ricetta venne applicata dopo la crisi, noi invece ci siamo ancora dentro. Siamo come i bambini, ce la prendiamo con il medico che ci fà la puntura e ci lamentiamo se la febbre, incubata in almeno 20 anni, non guarisce subito. Mi dispiace dirlo ma la nostra classe politica ce la meritiamo, anche perchè se è li qualcuno l'ha votata
Di  Anonimo  (inviato il 15/01/2013 @ 01:24:18)
# 3
Tutti parlano di tasse, che sono troppe e che ce le abbasseranno, ma nessuno parla più di come continuano a sprecarle. Per essere credibili devono smettere di rubare
Di  Anonimo  (inviato il 17/01/2013 @ 23:28:50)

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