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Come un nuovo Garibaldi
Di Admin (del 20/02/2011 @ 09:28:43, in Parliamo di...)
di Alfio Pulvirenti
Come un nuovo Garibaldi, su un cavallo bianco, ha fatto il suo ingresso all’Ariston, senza la camicia rossa ma tanto non serviva ne è dotato di una a pelle. Cosi Benigni dopo aver pagato dazio nel prologo, con una satira garbata, alle sue simpatie politiche si è procurato il passepartout per un intervento da “eroe risorgimentale”, tanta era la passione e l’ardore che ha messo nell’esegesi dell’inno d’Italia.
Appassionante e coinvolgente ha fatto scoprire al 50% degli italiani il significato e l’origine della “Bandiera” la nostra, quella che per molti anni è stata bandita o sostituita nelle piazze.
Ha spazzato l’immagine di un’Italia tutta pizza e mandolino ristabilendo verità storiche: dall’ingegno, al diritto, all’ architettura che dall’antica Roma ancora oggi riverberano luce nella società del terzo millennio.
Ha rivendicato l’orgoglio che dovremmo avere quando all’estero visitiamo un museo, se avessimo la consapevolezza di appartenere alla stessa terra di quei connazionali le cui opere fanno bella mostra.
Ha puntualizzato la grandezza politica ed eroica dell’Italia, dall’impero romano al risorgimento, di cui dovremmo andare fieri.
Ha infervorato l’uditorio al punto di far accettare alla sinistra che il nostro inno magnifichi il balilla, anche se di più remoto periodo.
E’ stato un crescendo di amor patrio: dall’armonia ed unicità della nostra lingua alla sacralità del nostro suolo, che dovremmo custodire e non lasciare deturpare dai nuovi lanzichenecchi i quali vorrebbero imporci i loro usi e costumi, ed avverte “chi non proclama forte i propri valori è pronto alla schiavitù”.
Ha convintamente usato il desueto termine di “Nazione” piuttosto che il più socialistizzante termine di “Paese” per invitarci a volerle bene perché è unica ed ogni sua parte, anche la più piccola, la rappresenta tutta.
Infine ci ha anche ricordato la modernità politica dei nostri progenitori che intorno all’anno mille con la costituzione dei comuni, ai quali venivano riconosciuti privilegi fiscali e autonomia amministrativa e successivamente anche giudiziaria e legislativa, si realizzava la prima forma di gestione partecipata e di federalismo.
Come si fa a non essere fieri di tutte queste cose? Spesso ce ne dimentichiamo o forse siamo stati diseducati all’orgoglio nazionale e al senso di appartenenza.
Non sappiamo se è a seguito di questa apologia, ma finalmente il Governo ha decretato che il “17” non è una iattura, anzi “porta bene” proclamando festa nazionale proprio il prossimo 17 marzo, 150° anniversario della nascita dell’Italia.
Ora se per qualcuno che persegue il vecchio progetto borbonico di tenere distinti i territori, questa potrebbe non essere una bella notizia è sempre libero di scegliere se unirsi ai festeggiamenti, in fondo i nostri eroi risorgimentali si sono battuti anche per questo.
E se è servito un istrione come Benigni (nuovo Garibaldi) per far condividere a tutti un momento così alto, mai soldi, al di la delle polemiche, sono stati spesi meglio!
        

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# 1
l'amore che ha messo nello spiegare , nel commentare e' stato ammirevole. Mai banale , ha dato il vero valore ad ogni parola ha fatto capire quanta lotta , quanto sangue per ottenere quanto e' di piu' importante " la liberta'" Non fa niente se a pagamento , e poi se non sbaglio i soldi li ha dati in beneficenza... Grande
Di  pb  (inviato il 21/02/2011 @ 09:14:25)
# 2
A volte sono più seri i comici dei politici
Di  Anonimo  (inviato il 21/02/2011 @ 10:54:02)

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