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Non sappiamo se sarà sufficiente che la carica di Segretario del PD e di Presidente del Consiglio convergendo sulla stessa persona potrà garantire il buon esito di idee e proposte pensate nell’interesse dell’Italia.
Le iniziative finora intraprese per dimagrire la mole dello Stato e delle Regioni hanno una matrice liberale (non certamente liberista) con il nobile fine di tagliare i troppi tentacoli che stanno stritolando il Paese. Questo non vuole dire diminuzione o peggio assenza di regole, vigilanza e controlli.
Le idee di Renzi non piacciono a quella sinistra integralista e ortodossa che si rifà alle posizioni di Bersani e Cuperlo e il perché lo si capisce seguendo il laboratorio politico di Roma ed in particolare l’operato del suo primo cittadino, il sindaco Marino, che nel campo della gestione vanta una lunga esperienza fin da quando esercitava negli Stati Uniti.
La sua idea di appartenenza prevale sul ruolo di sindaco di Roma, ecco perché si trova in contrasto con la Lanzillotta che auspica un dimagrimento delle municipalizzate e ha divorziato con la Morgante che non riusciva a scrollarsi la veste di giudice della Corte dei Conti.
Il suo obiettivo è di assicurare i privilegi alla sua corrente anche se ciò fa schizzare ai primi posti per le tasse la città di Roma.
Ed è con questo schema che si arriva alla proposta di nomina a Presidente dell’Acea di una avvocatessa esperta e preparatissima. Con un “curriculum” da paura, l’avv. Catia Tomasetti, figlia di un ex sindaco di San Giovanni Marignano nonché autorevole dirigente romagnolo del vecchio PCI, è il soggetto giusto da inserire nella cordata, messa in campo dalla vecchia nomenclatura, per stringere nella rete la capitale d’Italia. Nel suo caso non valgono nemmeno le sospettose incompatibilità che a suo tempo furono mosse a Monti e a Letta perché si sostiene che pur essendo un avvocato delle Banche ha svolto la sua professione contro l’ACEA.
Dunque l’idea di Renzi di una diversa “governance” che vorrebbe la nomina del Presidente da parte degli azionisti e che avrebbe un’indubbia ripercussione positiva sul titolo in borsa si scontra con la pragmatica esigenza del Sindaco Marino di mantenere la “longa manus” politica sulla prosperosa “multiutility” capitolina.
A questo punto appare chiaro perché Renzi per l’ala integralista del PD è una spina nel fianco: egli è prima ITALIANO e poi “comunista”.
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