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La violenza si scatena dove non si sa più parlare  

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E adesso che succede?
Di Catone (del 10/03/2013 @ 11:15:38, in Parliamo di...)
Dovevano essere le elezioni del cambiamento e della ripresa, sono risultate quelle della staticità e dell’immobilismo. La sostanziale suddivisione del risultato in tre parti uguali, delle maggiori forze politiche, mette il Parlamento in una posizione di stallo. Questo non perché non sia comunque possibile formare una maggioranza ma semplicemente per gli egoismi ideologici e di rendita che hanno da sempre bloccato il nostro Paese.
I tre gruppi si identificano tra quelli che ci credono a prescindere, quelli che non ci credono più e vogliono cambiare e quelli per cui è un “credo” e continuano a crederci.
Il confronto non è affatto semplice se si pensa di tenere il punto o per dirla alla D’Alema che, citando Gramsci, ricorda: “la paura del compromesso è una forma di subalternità culturale. Il richiamo è rivolto sia all’interno che all’esterno del partito e fotografa perfettamente la situazione.
E adesso che si fa? In questi giorni è un fiorire di ipotesi, una gara, spesso di bestialità formulate anche da soggetti che nella vita professionale si definiscono professori.
Tutti dimenticano che la decisione spetta ad un ottuagenario molto attento ai profili costituzionali, uno che svolge il suo ruolo molto seriamente e con impegno: il Presidente Napolitano.
Se per qualcosa in passato abbiamo manifestato qualche riserva sul suo operato non è questo il caso. Sappiamo che se c’è una soluzione al problema lui la saprà trovare. Da questo punto di vista non potremmo essere in mani migliori.
D’altra parte stiamo ai fatti. Bersani, gran signore di altri tempi di quelli che credono alla parola data, non può scaricare Vendola e fare un accordo con il PDL. E’ pronto a fare il mozzo piuttosto che comandare la nave che, ammainata la bandiera SEL, issi quella del PDL.
Dopo aver brigato alle primarie per essere il candidato premier, oggi è costretto a bere l’amaro calice della cicuta, con nessuno disposto a sostituirlo.
Deve quindi provare ad aprire il confronto con il M5S piuttosto che con il PDL pena la perdita secca di tutta la componente del compagno Vendola oltre al danno che il PD pagherebbe, nelle alleanze, per il susseguirsi di elezioni da qui al prossimo anno.
Da parte sua il M5S e il suo “megafono” sanno bene due cose: entrare in una maggioranza significa inevitabilmente sporcarsi le mani con la merda e con il sangue, quindi perdere la spinta propulsiva avuta per arrivare fin qui; secondo, accettare di condividere la governabilità, per dei neofiti, con dei vecchi marpioni della politica, profondi conoscitori di astuzie, regolamenti, connivenze e apparati, significa irrimediabilmente venire fagocitati dal sistema. La cosa migliore, quindi, è comportarsi come quei pugili sul ring quando coscienti della loro inferiorità si chiudono nell’angolo e sferrano pugni a vuoto per dare la sensazione che combattono.
Certo il pericolo per loro c’è. Respingere l’appello della cultura militante rischia di indispettire ed urtare la sensibilità di quella parte politica che, venuta al mondo per illuminare il sentiero del popolo, mal sopporta i rifiuti
Il PDL da parte sua non può che recitare la parte della forza responsabile, sperando magari di incassare una carica delle camere. Certo, se arrivano nuove condanne, sarà difficile per il suo leader esserne il candidato e avere la nobile motivazione per non occuparsi più del partito.
Se una cosa le urne hanno detto è che il Paese è diviso sostanzialmente a metà; la vecchia classe dirigente deve cedere il passo e agevolare il ricambio; i sacrifici devono riguardare tutti; non si possono sprecare risorse pubbliche per politica, clientele e privilegi; impegno e meritocrazia nel gestire la cosa pubblica nel solo interesse dei cittadini.
Noi siamo convinti che dopo un primo tentativo con Bersani, il nostro Presidente troverà la quadratura del cerchio con un passo indietro da parte di tutti i vecchi big magari con l’aiuto di qualche ingeneroso giudizio di agenzia di rating.
        

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# 1
Facciamo come in vaticano, venerdì quando si riuniscono le camere, andamo lì, chiudiamo il portone e riapriamolo solo dopo che hanno scelto chi ci deve governare. Il mondo è cambiato, la crisi ci sta uccidendo e non aspetta che si faccia tutta la solita liturgia descritta nell'articolo. Ai miei creditori non posso dire che bersani puzza troppo per grillo, i giudici sono cattivi ecc ecc
Di  Gianfranco  (inviato il 14/03/2013 @ 12:14:43)
# 2
Gianfranco non sarebbe una cattiva idea,il problema è che loro non hanno lo Sprito Santo ad ispirarli ma solo i c......loro!
Di  Cip Ciop  (inviato il 14/03/2013 @ 17:01:00)

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