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Il problema di scegliere, il problema di tutta la vita.  (Georges Perec)

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Fantasia e faccia tosta: la ricetta per le vacanze.
Di zia Manu (del 23/08/2012 @ 00:12:10, in Parliamo di...)

Chi sta per partire annaffia le piante, chiude le finestre e spegne le luci: di solito non guarda le e-mail. Il controllo della posta elettronica non fa ancora parte dei rituali pre-partenza, a meno che non si aspetti qualcosa di particolare e urgente: è stato quindi solo per caso che, qualche giorno fa, ho dedicato due minuti a curiosare nella posta in arrivo, ed ho trovato fresca fresca la comunicazione di Wind jet relativa alla cancellazione del mio volo da Roma Fiumicino a Catania, prenotato e prepagato un mese e mezzo fa e previsto per il giorno dopo. Diplomatici e garbati i toni della compagnia: “Caro cliente, garantendole in ogni caso il rimborso del biglietto la invitiamo a contattarci al nostro call center per scegliere un volo alternativo che la porti a destinazione”. Nell’aria già circola la notizia del rischio fallimento per la ditta, quindi tutto suona sinistramente sospetto.

Proviamo a contattare il call center: solo il cellulare è abilitato a farlo, la vocina registrata ti notifica il costo (salato) della comunicazione al minuto ma lì per lì non ci fai caso, l’urgenza di parlare prevale su ogni altra considerazione; ovviamente gli operatori sono occupati, e sulle note del Bolero di Ravel il tempo passa, alla rosea tariffa di quasi un euro al minuto. Finalmente qualcuno risponde: c’è un volo fra due giorni, cioè due giorni di vacanza persi, grazie tante no. Spedisco al volo la richiesta di rimborso, anche se nel subconscio una vocina mi sussurra che la fregatura sarà totale e resterà invendicata.

Ottocento km. di autostrada sono tanti, specie se includono la Salerno-Reggio Calabria… Sarà meglio ripiegare su un treno, ma anche qui i problemi non mancano e le nubi si addensano minacciose. Dal sito di Trenitalia ci vuole molta pazienza per trovare le indispensabili informazioni sui treni in partenza, basta un click sbagliato e si ricomincia da capo; mezz’ora sprecata per rintracciare quello che un tempo era visibile in cinque minuti su un banale libretto in vendita alle edicole. Ecco un Intercity utile con dei posti liberi, parte al mattino e arriva a Reggio Calabria: è già qualcosa, in fondo anche il viaggio dagli Appennini alle Ande è stato pianificato un pezzo alla volta, ed affidato in larga parte alla Provvidenza divina.

La mattina dopo la biglietteria di Roma Termini è sorprendentemente vuota: che sia un segno del destino? Invece è conseguenza dell’automatizzazione del sistema, con macchinette a touch screen che distribuiscono i numeri e su cui si esercitano invano affannate le dita di anziani, extracomunitari o semplicemente persone inesperte. E dopo venti minuti di attesa finalmente un impiegato sorridente mi annuncia dalla sua postazione che tutti i treni (frecce varie comprese) diretti al Sud Italia sono pieni, anzi stracolmi. Niente posti, neanche in piedi, per tutta la settimana: simpatico e gradevole davvero, conclude dicendo che non mi venderebbe un biglietto neanche se glielo pagassi mille euro. Mille accidenti a te, detto proprio di cuore.

Ironia della sorte, il mio treno sta entrando in stazione in quel momento: rosso e grigio, invitante, mi è simpatico; devo prenderlo, ci deve essere un modo…. Mi viene un’idea, ed ecco lì vicino due utilissimi poliziotti a cui chiedere conferma. “Se fingo di essere arrivata all’ultimo momento e di aver preso il treno al volo, posso fare il biglietto dopo che è partito?” E gli mostro la comunicazione del volo cancellato. Certo che sì, per legge arriverò, anche se con un notevole sovrapprezzo in più. E così ce la faccio, viaggiando un po’ in piedi un po’ appoggiata alla parete ma almeno con l’aria condizionata e la toilette funzionante. Il che non è poco. E da Villa San Giovanni con un traghetto sono subito in Sicilia: ho speso circa 105 euro, nessuno mi rimborserà mai il biglietto del volo, i soldi spesi al telefono e la paura di non poter raggiungere la mia famiglia già in vacanza, ma almeno è andata, sono arrivata, il viaggio è finito.

Chi non aveva i sensori anti-fregatura allertati e si è fidato per ottimismo, inesperienza o stanchezza, ha passato la giornata in aeroporto e magari, dopo aver atteso inutilmente i vettori di emergenza (che hanno servito solo una parte dei “dannati” in lista d’attesa) per lunghe ore, ha dovuto pure pagarsi il taxi per tornare a casa.

Non c’è assoluzione per chi, consapevole della situazione catastrofica della società in agonia, ha continuato a vendere biglietti per voli inesistenti, truffando la buona fede del prossimo fino al punto di vendere (cioè rubare) interi carnet da dieci voli. Non può esserci solidarietà per i responsabili di questo furto ai danni di centinaia di migliaia di persone: e dato che il blocco delle prenotazioni è stato imposto dall’autorità competente il giorno prima del fallimento ufficiale di Wind jet, ipotizzare l’onestà negli autori della manovra malandrina è assolutamente fuori luogo.

Ma tanto è inutile pianificare vendette o spendere ulteriore denaro per raccomandate postali che probabilmente neanche verranno aperte: la dura lezione insegna a diffidare sempre, a mettere in conto il raggiro anche quando tutto sembra ordinato, chiaro, palese. Loro sono falliti, inutili le minacce e le querele in un Paese che crolla, brucia e va allo sfascio; non avrebbe senso neanche sparargli addosso, perché tanto sono già morti. Pazienza.

        

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# 1
Seguendo il detto, i soldi non faranno la felicità ma migliorano di molto la vita a cominciare dalle vacanze.
Di  Anonimo  (inviato il 25/08/2012 @ 16:51:42)

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