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Il ritiro degli Stati Uniti
Di Maradona (del 28/11/2013 @ 18:08:28, in Parliamo di...)
Dalla relazione dell’ultimo convegno dell’associazione Liberal Popolari si evidenziava l’atteggiamento di sostanziale revisione geopolitica degli U.S.A. a fronte delle nuove tecniche di estrazione di gas naturale e petrolio. Tali tecniche porteranno gli americani ad essere totalmente autosufficienti ed esportatori netti a breve. Si metteva, altresì, in risalto come stessero abbandonando diversi Stati del nord Africa al loro destino e come questo diverso atteggiamento ponesse l’importanza dei loro interessi nazionali al di sopra di tutto e di tutti. Mentre al contrario l’Europa ma, soprattutto l’Italia, si smarriva nelle proprie beghe paesane allorché un nuovo assetto planetario veniva per larga parte modificato a fronte dell’insipienza nostrana con la quale non si tenevano in alcun conto i nostri interessi in tema di politica energetica.
La prova provata di tale nuova strategia appare evidente, in tutta la sua cruda realtà, in questi giorni con la sottoscrizione di un primo accordo della durata di sei mesi con l’Iran a Ginevra. Nell’accordo, firmato anche da Russia Cina Francia Gran Bretagna Germania e UE, trovano le loro adeguate contropartite la Russia e la Cina che spezzano, in tal modo, l’isolamento iraniano da loro sempre avversato, mentre non si comprende il ruolo di comprimari degli altri che, in concreto, non ottengono nulla se non quello di farsi fotografare felici e sorridenti. Si badi bene qui nessuno vuole criticare, tout court, la politica statunitense bensì l’incapacità delle potenze europee, firmatarie dell’intesa, ad avere un ruolo ed un tornaconto al riguardo. Dopo lo stop imposto da Putin, in accordo col Vaticano,ad Obama nell’imminente attacco alla Siria poche settimane fa assistiamo ad un rafforzamento e ad una ripresa di vigore della Russia che non aveva mai digerito il declassamento da potenza planetaria a potenza regionale all’indomani della caduta dell’Unione Sovietica. In questo contesto la Cina con un tasso di sviluppo del 7% annuo ha tutta l’interesse a potersi approvvigionare di greggio dagli Ayatollah per continuare ad espandersi e a crescere e a tentare, fra qualche anno, di scavalcare il P.I.L. degli Stati Uniti. L’allentamento parziale sulle sanzioni consentirà all’Iran di poter ricominciare ad esportare un milione di barili al giorno di greggio e di incamerare, nelle proprie esangui casse, un rientro di circa 7 miliardi di dollari bloccati presso alcune banche asiatiche. Dell’accordo sancito pochi giorni fa gli Stati Uniti e l’Iran stavano già trattando da soli da diverso tempo, così come aveva lasciato intendere il Washington Post tempo addietro e come sapevano i ben informati servizi israeliani. E’ inutile sottolineare l’inquietudine e l’irritazione di Israele e dell’Arabia per questo primo accordo in quanto i primi non si fidano delle, per ora, enunciate riduzioni di produzione di uranio e i sauditi, invece, sono fortemente preoccupati dall’eterna e non risolta rivalità fra sciiti e sunniti. A completare il quadro c’è stata l’annessione, da parte della Cina, dello spazio aereo delle isole Senkaku di proprietà del Giappone, isole piccole e disabitate ma che nascondono grosse riserve di petrolio sui propri fondali. la risposta americana è stata forte ed immediata attraverso l'invio di bombardieri B-52 e di una portaerei sul posto. E noi ci continuiamo a guardare l’ombelico.
 
 
 
        

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