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IMMAGINE DI DONNA (prima parte)
Di zia Manu (del 27/02/2011 @ 17:55:22, in Parliamo di...)

Le mimose sono tutte in fiore, quindi spenderemo come al solito più del dovuto per regalarcele, o farcele regalare, nel giorno della festa della donna. Ed anche questa ricorrenza, come ogni data canonica che si rispetti, impone la sua brava riflessione: in un mondo sempre più popolato da donne, in cui sempre più spesso si chiacchiera di donne, la donna concreta e protagonista della propria vita, la donna “che ogni donna vorrebbe essere e che ogni uomo vorrebbe avere “ che qualità dovrà avere?

La visibilità, innanzitutto; e poi la professionalità, la cultura (o almeno la volontà di essere aggiornata), la capacità di portare benessere economico, la versatilità nel gestire casa e lavoro e, naturalmente, la bellezza. La frontiera della giovinezza si è spostata incredibilmente in avanti: le mamme di adesso, poco dissimili nel fisico e nel look dalle figlie adolescenti, sembrano piovere giù da un altro mondo se le paragoniamo alle nonne quando avevano la loro stessa età. In realtà anche le nonne erano ambiziose e ben curate, ma si invecchiava prima e la vita più raccolta non imponeva di apparire giovani e pimpanti per forza: le “bellone” restavano confinate fra le pagine dei rotocalchi, roba inimitabile.

Poi ci fu il femminismo: partito come esigenza di rivalutazione delle capacità interiori della donna, ne deprezzò volontariamente l’aspetto esterno, quasi a dire: meglio brutta e intelligente che bella e scema, o peggio mercificata. E nei cortei sfilavano migliaia di ragazzine con l’eschimo, la gonna svolazzante, la borsa di cuoio grezzo a tracolla e gli inconfondibili zoccoli da infermiera, corredati da calze e calzettoni arrotolati qualora il freddo lo imponesse. Anche quando la natura le aveva create graziose dovevano apparire per forza tristarelle, con la faccia smunta ed i capelli incolti; inconsapevolmente si adattavano anche loro allo stereotipo che  all’epoca “faceva moda”.

Finiti i conflitti sociali, con il dilagare del benessere, le femministe divennero mogli di professionisti ben pagati, si inserirono con profitto nel mondo del lavoro e scoprirono le gioie dell’abito di marca e dell’estetista. Naturalmente il benessere economico si auto incentiva, ed il suo primo strumento è la pubblicità: il volto, il corpo femminile (se esteticamente belli, e quindi desiderabili) sono ormai corredo indispensabile degli spot non solo di vestiario e creme, ma anche dello stracchino o del mangime per gatti. E così i volti belli appaiono sempre più belli, i volti noti sono sempre più noti, e sempre più pagati.

Il fatto che madre natura abbia elargito, talvolta anche ingiustamente, alla donna bella un’opzione di successo in più è un’evidenza incontestabile, e per di più una costante storica: chissà se qualcuno, nella retorica altisonante delle celebrazioni per l’anniversario dell’unità d’Italia, ricorderà l’opera della bellissima e giovanissima contessa di Castiglione che, abile pedina nelle mani di Cavour, conquistò il già maturo Napoleone III alla causa italiana attirandolo nel suo letto. Bellezza ed intelligenza, unite in giuste dosi, formano un cocktail irresistibile: ma proprio ora che le donne belle (per natura e/o per artificio) sono molte di più, l’intelligenza nell’uso lascia a desiderare.

 

        

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