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La barzelletta
Di Lupoalfeo (del 29/07/2013 @ 10:52:48, in Parliamo di...)
Il buon umore come si sa è una nostra caratteristica, aiutata spesso da barzellette i cui protagonisti  sono le forze dell’ordine.
“ Un tir , proveniente dall’Europa del nord, deve effettuare una consegna in un paesino di montagna del Triveneto. Per arrivarci vi è una sola strada piena di tornanti ed infine si deve passare sotto un vecchio tunnel non sufficientemente alto per far transitare un mezzo così moderno. Il camionista, distratto, non si accorge del segnale che ne vieterebbe il transito e quindi inevitabilmente si incastra bloccando la galleria. Intervengono i carabinieri che constatata la situazione decidono di sgonfiare le ruote per abbassare il mezzo e consentirgli il passaggio. Intanto la coda delle auto aumenta e si ripercuote sulla statale attirando l’attenzione della polizia stradale che interviene per appurare la causa dell’ingorgo. Giunti sul posto vedono carabinieri e autista intenti a sgonfiare ruote ed è allora che decidono di intervenire: ma cosa state facendo? Avete creato un ingorgo pazzesco e poi non vi siete accorti che è la parte superiore che non entra? E’ quella che bisogna tagliare!”
Se nella storiella vi è il paradosso di tagliare la parte superione, nella realtà è quello che dovremmo fare dal momento che essa rappresenta la nostra spesa pubblica. Da anni continuano a sgonfiarci le ruote, con il risultato che avanziamo sempre più lentamente e prima o poi ci fermeremo, mentre la parte superiore rimane immutata; anche se è quella che non ci consente di passare il tunnel della crisi per riprendere la marcia. Magari se ci dotassimo di un mezzo più basso potremmo evitare di dover presto tagliare pezzi di democrazia.
Non basta che Banca d’Italia inviti chi nel Paese custodisce i nostri risparmi a non tenere conto del giudizio delle agenzie di rating, che già in passato si sono dimostrate inaffidabili, dato che la raccomandazione non ha alcun valore per i grandi fondi internazionali, questi detengono un terzo del nostro debito nazionale e non possono prescindere, per statuto, nei loro investimenti dal giudizio di Standard & Poor’s e company . D’altronde le agenzie basano il loro giudizio non solo su dei freddi numeri, ma molto più sulle condizioni generali che li determinano, ed un Paese che non fa riforme è destinato a scomparire economicamente.
A noi sembra che di voglia di riforme vere non ce ne sia. Al massimo come si dice a Roma di una “romanella”, che sta ad indicare una rinfrescata superficiale delle pareti per farle apparire nuove. I segnali in tal senso sono forti e chiari e provengono da ambedue le forze maggiori.
Eppure le riforme erano il presupposto della nascita di questo governo: abbattimento del debito pubblico, eliminazione dei rimborsi elettorali, riduzione della spesa pubblica, riduzione emolumenti dei parlamentari, legge elettorale, riqualificazione della giustizia, interventi per il lavoro e sulla fiscalità. Di tutto questo non si vede un inizio. Si distoglie l’attenzione parlando di politica estera. Cioè di quella politica che ci vede costantemente soccombere nei confronti di tutti gli altri Paesi: dall’espatrio di Battisti al rilascio dei maro’, alla rinuncia di riportare in Italia l’agente CIA, fermato a Panama, alla questione kazaka. Tanto che viene spontaneo chiedersi: ma perché non chiudiamo la Farnesina? Assume rilevanza solo quando si tratta di mandare aiuti all’estero in uomini o mezzi.
Tutto è messo a tacere sotto la spessa coltre dell’interesse partitico ed un personaggio come il sindaco Renzi si ritrova osteggiato sia da destra che da sinistra solo perché si candida a sollevare questa coltre.
A noi non resta che: pane, amore e fantasia anzi più fantasia che pane.
        

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