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L'è Sempre più Tutto da Rifare
Di Maradona (del 28/02/2012 @ 14:58:04, in Parliamo di...)
Cerchiamo  investitori e a tal fine inviamo Monti in giro per il mondo affinché convinca mercati ed industriali a comprare sia Btp e Bot del nostro debito e sia ad impiantare in Italia i loro stabilimenti. E poi non facciamo altro che cercare, e spesso ci riusciamo, di far scappare chi porta capitali e vuole investire nel Bel Paese. Due esempi per tutti, ma ce ne sono tantissimi altri. Il primo riguarda l’internazionale gruppo IKEA che ha dovuto attendere la bellezza di 6 lunghi anni per avere l’autorizzazione ad aprire un grosso punto vendita in Toscana e, precisamente, nel comune di Vecchiano. E, per poterlo realizzare, ha dovuto ridurlo di grandezza e spostarlo a Pisa. Negli USA ed in Gran Bretagna per lo stesso gruppo imprenditoriale i tempi sono stati rispettivamente di 22 giorni ed 1 mese e mezzo.
Cosa si può dire di più? Non c’è partita! Siamo out! Tagliati fuori!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Il secondo caso, analogo al precedente, è quello del salumificio Beretta che attende da soli 4 anni ed ancora non ha potuto completare il tortuoso iter burocratico amministrativo per un analogo investimento. Vorremmo sommessamente ricordare che, da due anni in qua, messi elvetici, austriaci e sloveni girano per il nord Italia e contattano la miriade di piccole e medie imprese nostrane alle quali stanno offrendo tasse molto più basse (quasi la metà rispetto alle nostre), benefici sui costi del lavoro e, udite udite, una macchina burocratica al servizio dell’investitore che lo accompagnerà in ogni sua esigenza e, dulcis in fundo, spesa per carburanti mediamente più bassa del 20%.
A proposito, poi, dell’evasione fiscale vorremmo provocatoriamente rappresentare un sospetto: e se fosse lo Stato con le sue norme a favorire l’evasione? Vediamo da dove c’è venuto il dubbio:
per primo: gli STUDI DI SETTORE chefurono introdotti in Italia nel 1993, all’alba della Seconda Repubblica. Furono inventati come strumento per rilevare i parametri di liberi professionisti, lavoratori autonomi ed imprese ovvero il cuore dove si può annidare il grosso dell’evasione fiscale. Il lavoro fondamentale, udite udite, è fatto dal contribuente stesso che deve compilare degli appositi moduli in cui, sempre lo stesso contribuente, deve indicare il valore di certi parametri prestabiliti. E come affidare le pecore al lupo! E’, quindi, la resa dello Stato che, in questo modo, dichiara la propria incapacità o mancanza di volontà di saper controllare e far pagare il dovuto. Tutti questi “veritieri” dati, fatti in effetti in autocertificazione, finiscono al cervellone GERICO che li elabora e dà immediatamente il calcolo e la sua congruità. Da questa grande italica idea fiscale è ovvio che venga fuori che i commessi di una gioielleria guadagnino molto di più del loro principale.
In seconda istanza la possibilità, utilizzata da quasi tuti i grandi gruppi, quotati o non, di poter avere le loro imprese che fanno capo ad HOLDING con sede nel Granducato del Lussemburgo che, se non ci risulta male, fa parte dell’Unione Europea e che, oltre a consentire di pagare tasse irrisorie, dà anche la facoltà di mantenere anonime le persone fisiche a cui fanno capo le holding. Altri, invece, preferiscono appoggiare le proprie holding a paradisi fiscali nei quali le condizioni per accertare a chi fanno capo sono praticamente nulle. 
In terza istanza ci sarebbe da rendere pubblici con controlli esterni i bilanci, le proprietà e gli investimenti di SINDACATI e PARTITI che dovrebbero anch’essi, in applicazione del principio di giustizia sociale e fiscale, contribuire alle casse dello Stato.
In conclusione si può legittimamente affermare che applicando trasparenza e controlli su queste categorie si potrebbero recuperare risorse finanziarie fresche, nell’ordine di diversi miliardi di euro, per rilanciare la nostra economia ma, al momento, pare che nessuno se ne accorga.
 
 
 
 
        

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