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Le termiti della credibilità
Di Faust (del 28/08/2012 @ 19:32:05, in Parliamo di...)
Esiste in Italia un filone di pensiero, riconducibile per molti aspetti a quello di “Ecologia e libertà”, che si propone di avversare l’economia sociale di mercato (cosa ben diversa dal liberismo sfrenato) affidando al “settore pubblico” il compito di risollevare il Paese in un quadro di maggiore equità.
A sostegno di questa tesi si colpevolizza la politica economica fatta in questi anni dai governi a guida centro-destra per le mancate riforme.
Di contro la politica dei governi di centro-sinistra che per la dilatazione del debito pubblico, nei 20 anni precedenti, rendeva inattuabile un’espansione illimitata della spesa pubblica, grazie anche ai vincoli europei, non ha prodotto risultati apprezzabili per la crescita del Paese.
La società civile non condividendo la ricetta della sinistra ha votato il centro destra che si era candidato a fare le riforme attese e auspicate dalla maggioranza dei cittadini.
La visione miope di forze della maggioranza alla ricerca di benefici elettorali e la simbiosi suicida dell’opposizione con i movimenti di piazza (opportunamente sollecitati) non hanno consentito quelle riforme strutturali necessarie e capaci di produrre effetti duraturi.
Da qui la necessità, per tutti i Governi, di porsi al riparo dello “scudo europeo” ed invocare lo stato di necessità per ottenere un minimo di consenso e riuscire a governare.
Tuttavia il trend del debito pubblico eccessivo non si è interrotto e meno che mai invertito.
Oggi, la crisi globale ha imposto il “redde rationem” e la canottiera (Merkel – Monti) ci va stretta.
La questione sollevata dal professore-senatore a vita sul rapporto tra Esecutivo e Parlamento non è invenzione ma una lezione della storia.
Tra i filosofi del diritto ed i costituzionalisti il tema suggerito dalla fine del governo Weimar è noto.
L’eccesso di parlamentarismo, già nella prima metà del novecento, aveva il fiato grosso ed in ogni democrazia europea si è cercato di porre rimedio con risultati spesso peggiori del male: dittature oppure leggi elettorali maggioritarie ambedue dannose ed inefficaci.
Quello che Monti ha detto durante l’intervista al giornale tedesco altro non è che la diversa versione del principio che un Governo per il bene del Paese, deve sapere assumere decisioni sgradevoli ma opportune; ottenendone il consenso parlamentare se esso occorre.
Ciò vale per le decisioni di politica economica e sociale interna, come per gli accordi internazionali a contenuto non solo economico ma anche normativo, capaci di modificare quelle che sono le zoppie dei sistemi democratici.
Ovviamente innanzitutto quelli dell’Europa dei 27 che cerca di vivere in pace e di crescere in una economia globale non più eurocentrica.
        

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