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L'India insegna come mantenere pubblica la Sanità
Di Maradona (del 28/07/2012 @ 14:53:58, in Parliamo di...)
RICOSTRUZIONE ITALIA 3
Passando alla sanità avvertiamo già il grido di dolore e di ansia che proviene da molti: LA SANITA’ DEVE RIMANERE PUBBLICA! Vediamo di capire cosa si deve intendere per sanità pubblica. Secondo logica vorrebbe significare proprietà nelle mani dello Stato e diritti per tutti alle cure. Ma siamo sicuri che, oggi, questo avvenga?La sanità pubblica, ovvero regionale, è oberata da una montagna di miliardi di debiti. Per cui cosa succederà quando si sarà superato il confine, ormai prossimo, dell’eccesso di debito? Semplice, come per ogni persona privata, arriverà una sentenza che metterà i sigilli a tutto quello che sarà possibile confiscare: gli immobili della sanità regionale, compresi i presidi ospedalieri, conti correnti e tutto quanto possibile per iniziare a rimborsare i creditori. Da un rapido esame storico possiamo semplicemente constatare che la Legge del 23 dicembre 1978, n. 833 "Istituzione del servizio sanitario nazionale" è stata ed è, con diverse variazioni apportate negli anni, la legge base di un errore ormai sotto gli occhi di tutti. Infatti, come spesso ci capita, scriviamo leggi bellissime come la 833 che ha due difetti fondamentali:
a)      Vuole dare tutto a tutti e questo non è finanziariamente possibile, oltre che sostenibile;
b)      Non prevede forme di controllo vere sul denaro dei contribuenti.
Questi due difetti formano la base dei mali legislativi italiani. Perché solo nel caso in cui le norme abbiano anche una potente capacità di controllo e sanzionatorio saranno difficili i tentativi, dall’interno e dall’esterno, di approfittarne. Per dare un’immagine a tale incapacità di controllo è semplice constatare che solo alcune indagini delle procure tirano fuori, ogni tanto, qualche cosa ma, dai controlli interni, non emerge mai niente. E pensare che dovrebbe essere l’esatto contrario. Il sistema cosiddetto decentrato della 833 ha elevato all’infinito le centrali di spesa e, come si diceva prima, senza nessun altro controllo c’è stato l’implosione dell’intero sistema. Da un lato abbiamo uscite senza controllo e senza senso e, dall’altro, sempre più maggiori richieste di servizi. A questo punto si evidenziano i nodi che, uniti ai due precedenti, dobbiamo affrontare:
1)      L’errore fondamentale di aver scaricato sulla fiscalità generale l’intero onere finanziario per la sanità, pari a 100 miliardi di euro;
2)      L’ospedalizzazione e la diagnostica facili hanno fatto il resto.
Bisogna riconoscere che il sistema precedente, quello basato sulle Casse Mutue, funzionava di gran lungo meglio in quanto prevedeva, per ognuno, delle trattenute mensili in busta paga che finivano per finanziare la propria Cassa e, a monte, c’erano un organismo di controllo centrale e altri periferici così capillare che facevano le pulci ad ogni singola uscita. Oltre a ciò un altro importante suggerimento ci permettiamo ancora di evidenziare e che, se non realizzato al più presto, farà deflagrare l’intero sistema, dopo di che di veramente pubblico potrebbe rimanere ben poco, se non nulla. Per prima cosa bisogna ritornare a far lavorare in modo proficuo i medici di base, perché solo con essi in funzione per almeno 12 ore al giorno si potranno evitare quelle corse agli ospedali per qualsiasi cosa. Da una recente indagine è venuta, infatti, fuori che su ogni 100 persone che ricorrono al pronto soccorso solo 10 sono state trattenute per il ricovero le altre avevano semplicemente di un medico. Rimettendo al lavoro i medici di base si abbatterebbero i costi della diagnostica che potrebbe essere realizzata presso lo studio medico e si abbatterebbero, allo stesso tempo, i costi dell’ospedalizzazione. Per dirla tutta una sanità di proprietà pubblica ed una gestione privatistica sarebbero la miglior formula possibile, d’altronde già applicata in forma sperimentale in qualche regione.
Infine si potrebbe avviare a sperimentare il nuovo metodo che a Bangalore (India) il dr. Devi Shetty ha riformulato l’intera organizzazione ospedaliera riducendo ad un decimo i costi degli interventi chirurgici rispetto agli USA e all’Europa. Come funziona? E’ presto detto applica tre metodi industriali:
         1)Il METODO FORD della catena di montaggio in camera operatoria, laddove ognuno ha il suo preciso compito dagli infermieri ai chirurghi i quali sono specializzati solo in un massimo di tre tipologie di interventi abbattendo, in tal modo, di molto i tempi;
         2)Il METODO TOYOTA ha innestato, invece, il concetto di fare di più con meno con il quale si è aumentato di parecchio il volume delle operazioni accrescendo, da un lato, la qualità e, dall’altro, riducendo i costi;
         3)Il METODO WAL MART ha inciso ancor di più nella riduzione dei costi comprando con un’unica centrale mondiale tutti i prodotti e dettando i prezzi alle aziende produttrici, in questo caso di farmaci e dispositivi medici.
Gli USA già l’hanno inserita, da un anno, come materia d’insegnamento alla Harward Business School di Boston da dove partirà una rivoluzione copernicana sulla quale da noi nessuno parla perché, da un lato, moltissimi ignorano quello che succede e si realizza nel mondo e, dall’altro, sono tutti presi non a modificare dalle radici il fallimentare sistema sanitario nazionale, bensì a tappare qualche buchetto.
        

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# 1
Oggi la sanità pubblica è un miraggio, avete mai provato a prendere un appuntamento per un esame diagnostico? si risparmiano aspettando che il paziente muoia
Di  Anonimo  (inviato il 31/07/2012 @ 11:36:25)

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