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L'usato sicuro
Di Admin (del 04/05/2012 @ 23:16:17, in Parliamo di...)
Che siamo ormai in piena recessione lo si capisce anche dai tanti banchetti improvvisati all’uscita di Metro e stazioni ferroviarie. Ci trovi le cose più disparate dalle scarpe usate al carica batterie, tutta roba usata ma ancora in condizione di essere utilizzata. Le cantine si svuotano di tutte quelle cose che, in un recente opulento e consumistico passato, avevamo frettolosamente accantonato per sostituirlo con l’ultimo modello e non perché avessero finito la loro funzione.
Quello che non sapevamo è che in questa operazione di riciclo dovevamo includere anche i politici.
La dichiarazione del segretario del PD, Bersani, almeno va in questa direzione: “Noi siamo l’usato sicuro”.
Oltre alla tragedia di essere condannati, senza speranza, a dover finire i nostri giorni senza poterci scrollare di dosso queste mignatte, il paradosso, di tale affermazione, è che avremmo procreato, a loro giudizio, dei figli (non certo i loro!) incapaci a sostituirli. L’impossibilità dunque di qualsiasi controprova atta a dimostrare che magari saprebbero fare meglio di loro, con nuove idee e modi di fare politica. Il ragionamento che fanno si basa su una smisurata, spocchiosa, miope, maniacale sicumera che hanno della loro persona, dimostrando con ciò che non hanno imparato niente dalla lezione di “mani pulite”, anche allora si credevano intoccabili.
Una visione senza speranza per i comuni mortali, bloccata dall'attuale inamovibile classe dirigente che invece di prendere atto della del disastro che hanno provocato con un apprezzabile: scusate togliamo il disturbo, ritengono esssere indispensabili anche da us(ur)ati. Sarà per questo che sempre più imprenditori si suicidano?
Dunque il nostro Paese dovrebbe accontentarsi di quell’usato che ci ha portato a questo disastro e che ripropone come soluzione la vecchia diatriba: il confronto tra monetaristi convinti che il mercato è il migliore regolatore economico e i keynesiani convinti che una maggiore presenza imprenditoriale dello Stato aiuti un’economia in recessione.
Nel primo caso diamo campo libero alle lobby non istituzionalizzate e quindi non regolamentate le quali rappresentano il vero blocco alle riforme, nel secondo caso ad uno Stato appaltatore con il rischio di alimentare corruzione e tangenti, in un sistema carente di trasparenza e regolamentazione per i partiti e i sindacati.
La proposta che abbiamo avanzato 17 anni fa definendoci “Liberal Popolari” conteneva nel nostro documento programmatico la giusta coesistenza ed equilibrio tra politiche liberali in economia e le politiche sociali della chiesa nel welfare .
Siamo sempre più convinti che sia questa la strada che deve imboccare il Paese per dare risposte coerenti alla società dei nostri giorni.
Va bene che ci hanno succhiato l’anima, ma una nuova classe politica crediamo di potercela ancora permettere oltre che meritare.
 
        

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Di  Anonimo  (inviato il 05/05/2012 @ 21:09:38)

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