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Tiro al piccione
Di Faust (del 06/04/2013 @ 21:23:36, in Parliamo di...)
“Scusate”. Con questa semplice parola una coppia di Civitanova Marche ha messo fine alla propria esistenza. L’ultimo di una serie di suicidi annunciati per persone che hanno avuto ben presente nella loro vita un valore, ormai desueto, da testimoniare: la Dignità!
Non sappiamo cosa sia successo tra quelle quattro mura, quali concause hanno portato al disperato gesto, né vogliamo trarre giudizi o stigmatizzare comportamenti, quello che vorremmo denunciare è l’apatia politica per evitare emulazioni.
Siamo tutti consapevoli che una classe dirigente matrigna ci ha tolto la speranza, è questo il male oscuro che costringe alcuni a gettare la spugna. Sappiamo anche che dovrebbe essere la politica a scusarsi con i cittadini per la sua voracità, ma resta spocchiosamente indifferente. Vedere il Presidente del Consiglio Comunale di quella cittadina dichiarare, candidamente in TV, che lui abita qualche piano sopra a quello della coppia, anzi che la stessa si era rivolta a lui venti giorni prima non per un sussidio ma per aiuto nel trovare un qualunque lavoro da manovale (la dignità) e non aver colto il muto grido di aiuto richiesto con gli occhi vuol dire essere in mano a dei mestieranti allievi di quelli che si riuniscono a Roma.
Ormai è tutto chiaro: le forze politiche non vogliono essere messe con le spalle al muro, non vogliono la tregua costruttiva, perché l’Italia ed i problemi dei suoi cittadini restano il loro ultimo pensiero, il più trascurabile.
Da cosa lo si deduce? Dal tiro al piccione iniziato lo scorso 1 aprile a seguito del comunicato con il quale il Presidente Napolitano rendeva noto che intendeva avvalersi di un comitato di “facilitatori” bipartisan.
Subito è rifiorita la serie di anatemi contro il Presidente, anche se dobbiamo registrare l’apertura che oggi fa Franceschini in una intervista, con la quale si da ragione alla strategia del Quirinale che vedeva nella collaborazione una scelta obbligata, chiara a tutti fin dal primo momento. Siamo altresì certi che la tregua durerà poco, presto il tiro al piccione ricomincerà, il nuovo pretesto sarà la grazia concessa all’ufficiale Usa condannato per il rapimento di Abu Omar.
Diceva Giovenale: “La critica è indulgente con i corvi ma non da pace alle colombe”.
Un galantuomo Napolitano, di animo socialista vecchio stampo che, per coerenza, alla scissione del 1921 (Livorno) ha continuato a militare nel PCI, cui si era iscritto da giovane, sopportando l’ignominia di essere esponente di quella minoranza “riformista migliorista”, voce inascoltata nel partito.
Utilizzato alla bisogna come responsabile esteri, (per un ponte PCI-USA), come presidente della Camera per dignità ed equilibrio, come Ministro degli Interni, unico apprezzato comunista al quel dicastero, dopo il 1° governo De Gasperi.
Un cittadino che dall’Estero ci invidiano, in quanto esemplare, su cui noi possiamo sputare per non smentire la nostra fama di mestatori del popolo: Giordano Bruno, Masaniello fino a al più popolare Rugantino. Purtroppo questa non è una commedia musicale ma tragica!
Egregio Signor Presidente della Camera Giorgio Napolitano,
ho deciso di indirizzare a Lei alcune brevi considerazioni prima di lasciare il mio seggio in Parlamento compiendo l’atto conclusivo di porre fine alla mia vita.
E’ indubbio che stiamo vivendo mesi che segneranno un cambiamento radicale sul modo di essere nel nostro Paese, della sua democraazia, delle istituzioni che ne sono l’espressione. Al centro sta la crisi dei partiti (di tutti i partiti) che devono modificare sostanza e natura del loro ruolo. Eppure non è giusto che ciò avvenga attraverso un processo sommario e violento, per cui la ruota della fortuna assegna a singoli il compito di vittime sacrificali. Ricordo l’agghiacciante procedura delle «decimazioni» in uso presso alcuni eserciti, e per alcuni versi mi pare di ritrovarvi dei collegamenti. Né mi è estranea la convinzione che forze oscure coltivino disegni che nulla hanno a che fare con il rinnovamento e la «pulizia». Un grande velo di ipocrisia (condivisa da tutti) ha coperto per lunghi anni i modi di vita dei partiti e i loro sistemi di finanziamento. C’è una cultura tutta italiana nel definire regole e leggi che si sa non potranno essere rispettate, muovendo dalla tacita intesa che insieme si definiranno solidarietà nel costruire le procedure e i comportamenti che violano queste stesse regole.
Mi rendo conto che spesso non è facile la distinzione tra quanti hanno accettato di adeguarsi a procedure legalmente scorrette in una logica di partito e quanti invece ne hanno tratto strumento di interessi personali. Rimane comunque la necessità di distinguere, ancora prima sul piano morale che su quello legale. Né mi pare giusto che una vicenda tanto importante e delicata si consumi quotidianamente sulla base di cronache giornalistiche e televisive, a cui è consentito di distruggere immagine e dignità personale di uomini solo riportando dichiarazioni e af
ho deciso di indirizzare a Lei alcune brevi considerazioni prima di lasciare il mio seggio in Parlamento compiendo l’atto conclusivo di porre fine alla mia vita.
E’ indubbio che stiamo vivendo mesi che segneranno un cambiamento radicale sul modo di essere nel nostro Paese, della sua democraazia, delle istituzioni che ne sono l’espressione. Al centro sta la crisi dei partiti (di tutti i partiti) che devono modificare sostanza e natura del loro ruolo. Eppure non è giusto che ciò avvenga attraverso un processo sommario e violento, per cui la ruota della fortuna assegna a singoli il compito di vittime sacrificali. Ricordo l’agghiacciante procedura delle «decimazioni» in uso presso alcuni eserciti, e per alcuni versi mi pare di ritrovarvi dei collegamenti. Né mi è estranea la convinzione che forze oscure coltivino disegni che nulla hanno a che fare con il rinnovamento e la «pulizia». Un grande velo di ipocrisia (condivisa da tutti) ha coperto per lunghi anni i modi di vita dei partiti e i loro sistemi di finanziamento. C’è una cultura tutta italiana nel definire regole e leggi che si sa non potranno essere rispettate, muovendo dalla tacita intesa che insieme si definiranno solidarietà nel costruire le procedure e i comportamenti che violano queste stesse regole.
Mi rendo conto che spesso non è facile la distinzione tra quanti hanno accettato di adeguarsi a procedure legalmente scorrette in una logica di partito e quanti invece ne hanno tratto strumento di interessi personali. Rimane comunque la necessità di distinguere, ancora prima sul piano morale che su quello legale. Né mi pare giusto che una vicenda tanto importante e delicata si consumi quotidianamente sulla base di cronache giornalistiche e televisive, a cui è consentito di distruggere immagine e dignità personale di uomini solo riportando dichiarazioni e af
Di
Anonimo
(inviato il 07/04/2013 @ 18:49:03)
fermazioni di altri. Mi rendo conto che esiste un diritto all’informazione, ma esistono anche i diritti delle persone e delle loro famiglie. A ciò si aggiunge la propensione allo ssciacallaggio di soggetti politici che, ricercando un utile meschino, dimenticano di essere stati per molti versi protagonisti di un sistema rispetto al quale oggi si ergono a censori. Non credo che questo nostro Paese costruirà il futuro che si merita coltivando un clima da «pogrom» nei confronti della classe politica, i cui limiti sono noti, ma che pure ha fatto dell’Italia uno dei Paesi più liberi dove i cittadini hanno potuto non solo esprimere le proprie idee, ma operare per realizzare positivamente le proprie capacità e competenze. lo ho iniziato giovanissimo, a soli 17 anni, la mia militanza politica nel Psi. Ricordo ancora con passione tante battaglie politiche e ideali, ma ho commesso un errore accettando il «sistema», ritenendo che ricevere contributi e sostegni per il Partito si giustificasse in un contesto dove questo era prassi comune, né mi è mai accaduto di chiedere e tanto meno pretendere. Mai e poi mai ho pattuito tangenti, né ho operato direttamente o indirettamente perché procedure amministrative seguissero percorsi impropri e scorretti, che risultassero in contraddizione con l’interesse collettivo. Eppure oggi vengo coinvolto nel cosiddetto scandalo tangenti, accomunato nella definizione di «ladro» oggi così diffusa. Non lo accetto, nella serena coscienza di non avere mai personalmente approfittato di una lira. Ma quando la parola è flessibile, non resta che il gesto. Mi auguro solo che questo possa contribuire a una riflessione più serie e più giusta, a scelte e decisioni di una democrazia matura che deve tutelarsi. Mi auguro soprattutto che possa servire a evitare che altri nelle mie stesse condizioni abbiano a patire le sofferenze morali che ho vissuto in queste settiman
Di
Anonimo
(inviato il 07/04/2013 @ 18:55:18)
settimane, a evitare processi sommari (in piazza o in televisione) che trasformano un’informazione di garanzia in una preventiva sentenza di condanna. Con stima.
Sergio Moroni
era il settembre 1992
Lo stesso Giorgio Napolitano destinatario della lettera in cui Moroni motivava il suo “gesto”, ha ammesso – nel 2006 - di essere stato in quell’occasione reticente, se non pavido: “Avrei forse dovuto, quel giorno, dire di più”.
Sergio Moroni
era il settembre 1992
Lo stesso Giorgio Napolitano destinatario della lettera in cui Moroni motivava il suo “gesto”, ha ammesso – nel 2006 - di essere stato in quell’occasione reticente, se non pavido: “Avrei forse dovuto, quel giorno, dire di più”.
Di
Anonimo
(inviato il 07/04/2013 @ 19:04:11)
Questo sito è interessante. Condivido sia l'articolo sia i commenti. La realtà è spesso più complessa di quanto si creda. Vorrei però non sentire solo lodi o critiche ma leggere anche proposte per il futuro e magari conoscere il nome di chi le avanza senza pseudonimi
Di
Aldo Murgia
(inviato il 08/04/2013 @ 10:16:57)
Aldo quello che dici è condivisibile,anche se la scelta che abbiamo fatto, nel consentire l'anonimato,si propone l'obiettivo di allagargare gli interventi e sentire la pancia del Paese. Chi vuole metterci la faccia,come dici giustamente tu, può utilizzare il sito su facebook. Le proposte non mancano, anche se ci farebbe piacere che arrivassero anche dai lettori.
Di
redazione
(inviato il 08/04/2013 @ 12:49:59)
Nell'agosto del 2008 moriva Solzhenitsyn autore, fra tante opere, di Arcipelago Gulag che aveva conosciuto personalmente.
Il responsabile culturale del PCI all'epoca della condanna, a commento del fatto che fu condannato e rinchiuso nel Gulag asserì -in un articolo apparso sull’Unità- che non ci fosse dubbio sul fatto che, nonostante l’esilio fosse una grave misura restrittiva dei diritti individuali doveva ritenersi comunque la soluzione migliore. Anche perché le opere di Solzhenitsyn erano rappresentazioni unilaterali e tendenziose della realtà dell’Urss, accuse arbitrarie, tentativi di negare l’immensa portata liberatrice della Rivoluzione d’Ottobre.
Il responsabile culturale del PCI all'epoca della condanna, a commento del fatto che fu condannato e rinchiuso nel Gulag asserì -in un articolo apparso sull’Unità- che non ci fosse dubbio sul fatto che, nonostante l’esilio fosse una grave misura restrittiva dei diritti individuali doveva ritenersi comunque la soluzione migliore. Anche perché le opere di Solzhenitsyn erano rappresentazioni unilaterali e tendenziose della realtà dell’Urss, accuse arbitrarie, tentativi di negare l’immensa portata liberatrice della Rivoluzione d’Ottobre.
Di
Anonimo
(inviato il 09/04/2013 @ 15:40:56)
Qui si gioca a chi è' più' colto mentre ogni giorno un nuovo ragazzo viene licenziato e non ha più' un futuro i grillini giocano a fare gli studenti dissidenti , Berlusconi fa il magnanimo,Bersani fa il puritano e noi continuamo a morire e a sperare nel comune che fa l'elemosina
Di
L'altr
(inviato il 09/04/2013 @ 21:42:45)
Quando si resuscitano le scritte dei morti occorre grande onesta intellettuale nel coglierne i messaggi. Sergio Moroni non ha scritto una lunga lettera sperando che l’allora presidente della Camera recitasse il “confiteor” , ha correttamente comunicato le proprie dimissioni, da deputato, prendendo le distanze da un sistema fatto di farisei ipocriti e moralisti dell’ultima ora. Ha parlato di leggi sbagliate nella loro formulazione perché impongono cose impossibili : “ad impossibilia nemo tenetur” , ha denunciato la malafede nella generalizzazione tra chi ruba per il partito e chi per il proprio tornaconto. Ha denunciato la vasta casta dei giornalisti e degli anchorman televisivi che facevano a gara con certi magistrati nel ritenersi “legibus saluti”; operatori dell’informazione che profittavano del loro –IV Potere- imbastivano processi gogna che distruggevano immagine e dignità personali. Fotografia “antilitteram” del grillismo e dell’antipolitica è poi l’affermazione: “Non credo che questo Paese costruirà il futuro che si merita coltivando un clima da nei conronti della classe politica…” Infine l’asserzione rivolta agli interpreti di comodo: “ ma quando la parola è flessibile non resta che il gesto”. Non cito l’augurio che segue perché il testamento morale è del tutto disperso a tutt’oggi, allorché “l’informazione di garanzia” si trasforma in “una preventiva sentenza di condanna”.
Di
Faust
(inviato il 12/04/2013 @ 16:23:53)
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L'indirizzo IP del mittente viene registrato, in ogni caso si raccomanda la buona educazione.
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