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Uno sguardo al futuro
Di zia Manu (del 02/09/2012 @ 08:03:55, in Parliamo di...)

Certo facevamo gli scongiuri  leggendo dieci, venti, trent’anni fa le ipotesi catastrofiche sul futuro del nostro mondo trionfalmente avviato, a passo di carica, verso l’evoluzione industriale e super tecnologica.

Negli anni ’70 solo i più bravi della classe perdevano tempo a studiare i paragrafetti in calce ai capitoli di storia e geografia relativi all’inquinamento, al sottosviluppo, ai pericoli nascosti nel futuro; gli altri sbadigliavano, toccavano ferro e giravano pagina. Poi arrivarono i modelli di laboratorio, i libri degli esperti e gli appelli delle organizzazioni scientifiche internazionali: troppo brutto per crederci, troppi gli scettici e molti quelli che risposero, dalle colonne di giornali e riviste, in tono beffardamente ostile.

Tanto tempo fa qualcuno prediceva che saremmo stati invasi dal mondo dei poveri, affamati e pericolosamente più numerosi di noi. Senza pensare (cosa fin troppo facile e scontata) al flusso di disperati che attraversa ogni giorno i nostri confini, ai barconi gremiti che mandano periodicamente in tilt i centri di accoglienza, valutiamo altri aspetti meno appariscenti ma ben più ponderosi. Interi quartieri delle grandi città europee sono occupati per lo più da altre etnie, le cui attività commerciali regolarmente svolte hanno soppiantato negozi ed uffici funzionanti da generazioni. Ed anche senza la presenza fisica degli extracomunitari, il made in India, China, Taiwan, Corea e Bangladesh ha invaso il mercato, proponendo dalle bancarelle agli scaffali dei supermercati merci variate ed appetibili a prezzi così stracciati da rendere impossibile qualsiasi nostra concorrenza.

Intanto noi abbiamo allevato una generazione di giovani dipendenti dagli strumenti tecnologici fin dall’infanzia, di ragazzi quasi sempre pigri e privi di originalità, di intraprendenza e di capacità di sacrificio: traducono la versione con lo smart phone, ristagnano per anni all’università fuori corso e non riescono a trovare impiego (e quindi a sganciarsi dalla famiglia di origine per formarsene una propria) anche perché scartano a priori tutto ciò che non corrisponda su misura alle loro esigenze. Paradossalmente in Italia un Senegalese ha più possibilità di trovare lavoro, sia pure in modo precario, irregolare e disagiato, di un Italiano.

Ma non è finita… Ormai tutti i libri di testo parlano dei buchi nell’ozono, dell’effetto serra, del riscaldamento globale, ma ovviamente, vedendo il video drammatico presentato all’ONU qualche anno fa sulle conseguenze dei cambiamenti climatici, tutti abbiamo pensato “Sai chi se ne frega se al Polinesiano gli si allaga la casa? Tanto lui è là e noi qua!” Beh, se pensiamo che ogni estate è “la più calda in assoluto”, che ormai ogni anno nelle grandi città da Nord a Sud è emergenza afa dalla fine di Giugno alla fine di Agosto quasi senza interruzioni, che l’inverno sempre più breve è caratterizzato da manifestazioni sempre più estreme e rovinose… forse dedurremo che i problemi sono arrivati pure qua, e che stanno incombendo sempre più minacciosi anche sulle nostre preziose e stimatissime teste.

E’ chiaro che nessuno di noi può ostacolare le gigantesche nubi di gas tossici immesse senza freno in atmosfera dalle ciminiere delle potenze industriali emergenti, o la distruzione della giungla tropicale; ma potremmo almeno rispettare e tutelare quello che abbiamo, quel po’ di natura ristoratrice in grado di mitigare la vampa del solleone o di impedire le frane. La devastazione degli incendi (quasi sempre dolosi) di quest’estate dimostra esattamente il contrario: è la prova dell’incapacità colpevole di guardare al futuro, annientando il bene comune per un meschino guadagno particolare. Qual’ è lo sviluppo prevedibile per il domani? Che vantaggio si può trarre da aree di terreno arido e desolato anche una volta che vi si costruiscano caseggiati destinati a rimanere per tre quarti inabitati, vista la crisi del mercato immobiliare? Se la risposta individuale a tali quesiti è un buon impianto di aria condizionata siamo davvero lontani dall’intelligenza e dal buon senso.

 

        

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# 1
visione catastrofica senza nessun dato, solo elementi di soggettive sensazioni
Di  Anonimo  (inviato il 02/09/2012 @ 10:52:07)
# 2
Caro anonimo se hai ragione l'articolo pecca per troppa prudenza e paura, ma se hai torto quando ce ne accorgeremo sarà troppo tardi. Oggi torna a casa, guarda negli occhi tuo figlio e digli che hai voglia di rischiare
Di  R  (inviato il 03/09/2012 @ 15:13:19)
# 3
Caro "R" parole sante, concordo e aggiungo:con i dati (spesso manipolati ed adattati alla teoria che si vuole spnsorizzare) ci troviamo in questo casino; le intuizioni sonono da sempre alla base della crescita e del progresso.
Di  Pocodebono  (inviato il 05/09/2012 @ 08:39:23)
# 4
a pocodebono va senz'altro il premio per la sua grande cultura del sospetto, per quanto riguarda le intuizioni il percorso dell'umanità è lastricato di errori, orrori e sangue come risultati intuitivi. Per quanto riguarda i dati: come fa a capire quali sono quelli manipolati? E poi dice che sono spesso manipolati, quindi non tutti: quanti sono quelli manuipolati, visto che con la sua intuizione lui lo sa?
Di  peppe  (inviato il 05/09/2012 @ 14:55:52)
# 5
Oltre alla storia occorre studiare la preistoria ed andare ancora più indietro per scoprire che il clima è stata la causa di enormi estinzioni. Se questo è un dato oggettivo allora la prudenza non è mai troppa, nessuno sa cosa fare se la situazione sfugge di mano. Se poi ci sono personaggi che hanno la verità in tasca e dicono che tutto va bene...io preferisco quelli che un dubbio se lo pongono, di solito sono i più saggi
Di  Franco  (inviato il 05/09/2012 @ 22:06:38)
# 6
anche franco non vuole intendere: è proprio il dubbio che prevale in me e che solo i dati empirici possono dare. Per quanto riguarda le glaciazioni e gli impatti di meteoriti nonpenso che siano imputabili agli eventuali homo sapiens della preistoria.
Di  peppe  (inviato il 06/09/2012 @ 08:32:35)
# 7
ma qui tocca decidersi, da una parte vi lamentate che non si investe in nulla e dall'altra criticate qualsiasi cosa si faccia. Bisogna mettersi d'accordo o si lascia tutto com'è e, poi, non ci si lamenti se non si mangia oppure si interviene per produrre.
Di  dario  (inviato il 06/09/2012 @ 08:47:52)
# 8
peppe se a me tocca il premio del sospetto, che accetto perchè mi fido poco di un'informazione diventatata formazione, a te il primato lo lascio scegliere da solo, della serie fatti almeno una domanda e datti una risposta..
Riguardo a dati e intuizioni: gli errori e gli orrori della storia oltre a non avere insegnato niente, si continuano a fare in nome di tabelle, previsioni,dati etc. Le intuzioni anche se proclamate, sono come colui che grida nel deserto non viene sentito e quindi non considerato. E non pensare che sia io a stare nel deserto..
Di  Pocodebono  (inviato il 06/09/2012 @ 09:49:41)
# 9
è sempre più evidente che, da voi in Italia, vedete una versione astratta della realtà che vi circonda che, spiace ripetertelo Pocodebono, non corrisponde alla realtà effettuale, quindi vera. Da Stoccolma, dove lavoro, viene fatta una disamina della realtà effettiva e, poi, si producono soluzioni. Si chiama conretismo o empirismo che ha sostituito il mito della caverna di Platone, laddove le ombre erano prese per cose concrete.
Anch'io, in Italia, non venivo valutato empiricamente perchè non ero figlio di qualcuno e come ho messo il piede fuori dall'enoeme caverna platonica che è l'Italia ho potuto, addirittura, scegliermi il lavoro. E prima in Inghilterra ed ora in Svezia sto realizzando due brevetti che, poi, l'Italia sarà costretta a comprare.
Di  peppe  (inviato il 06/09/2012 @ 15:22:39)
# 10
credo che ogni uomo abbia il desiderio di stare meglio, il profugo o immigrato scappa dalla sua terra nella "speranza di stare meglio. I ns. padri erano immigrati in America o in Germania perche' in Italia non c'era lavoro , dopo la guerra. Poi e' iniziato il boom della tecnologia del benessere aD OGNI COSTO.. DELL'OZONO, della mancanza di rispetto della natura, perche' noi dovevamo avere il meglio , io ricordo mio padre che diceva "i miei figli non dovranno mai piu' soffrire di fame degli orrori della guerra" etc , noi generazione intermedia abbiamo continuato , chiedendo e volendo sempre di piu' .Ora noi abbiamo inculcato ai ns. figli ,ora gia trentenni che sarebbe stato tutto facile , orainvece siamo arrivati ad un punto che per forza di cose bisogna tornare indietro, tornare all'orticello....
Di  ciclamini  (inviato il 07/09/2012 @ 09:39:10)

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